Walter Bertin, preferisce che la definisca farmacista o imprenditore?
Se lei mi chiede come mi sento dentro, rispondo farmacista. Posso infatti dire di essere nato in farmacia, avendoci messo piede quanto avevo 8-9 anni, e ricordo davvero tutto: gli odori, i colori, i mobili vecchi, le sanguisughe. Mio papà, inizialmente informatore scientifico, era farmacista, così come mio nonno materno. Tutto è iniziato nel 1968, appunto quando avevo 8 anni. Ora la mia famiglia rappresenta la terza generazione.
Quindi ho sempre girato per la farmacia, mio padre non mi ha mai chiesto di fare questo mestiere, ma a me piaceva l’idea, poi ho conosciuto un pò di amici che usavano le piante, questi rimedi un pò antichi per il benessere: mi piacevano e così mi sono messo a studiare per conto mio. E le dico farmacista perché poi quando sono entrato in farmacia ho visto che di rimedi da preparare ce n’erano pochi. Mia mamma quando aveva 14 anni chiudeva le fialette della penicillina col cannello, queste cose ti restano dentro. Quindi io farò, io preparerò, poi invece il medico ti prescriveva i medicinali, queste scatolette e basta. Era il 1982 e da li ho cominciato a ristudiare, ho fatto Medicina Naturale, fino al 1998 quando è nata l’azienda. Chiaro che adesso mi sento anche un pò imprenditore, l’azienda ha assunto dimensioni diverse, ma io vado ancora in farmacia, ogni tanto. Il primo amore non si scorda mai. Vedi le persone, parli con loro, gli sei di aiuto.
La passione che emerge per la farmacia, poi l’ha trasferita anche nel Bertin imprenditore?
Il passaggio epocale è stato nella parte gestionale. Io non sapevo gestire un’azienda. Credo di aver avuto una buona preparazione di base, perché comunque mi piaceva, e se hai la fortuna che una cosa ti piace, impari. Io facevo il venditore per la mia azienda. Facevo anche l’Amministratore Delegato, ma in realtà io di conti non ero un grande esperto. Così come di gestione aziendale, avevo una socia all’epoca che mi ha dato una mano, per cui io ho continuato esattamente a fare quello che mi piaceva fare, con la passione di incrociare clienti a cui invece di proporre rimedi per se stessi, proponevo rimedi che loro potessero dare al punto vendita. Io faccio be to be, faccio il terzista di fatto, tecnico, scientifico, con ricerca e sviluppo, ma in realtà io non esco con i miei brand. Ho scelto di restare un supporto per le aziende, la parte commerciale è un pò diversa rispetto a quella che è l’inventiva di un prodotto. La passione? Secondo me la passione è rimasta uguale, non è cambiato proprio niente.
Quando è nata Labomar è rimasta anche la farmacia?
La farmacia c’è ancora, con mia figlia che rappresenta la quarta generazione Bertin. La farmacia è rimasta uguale perché non aveva senso pensare ad altre cose. Mia mamma ha 90 anni, ancora passa in farmacia, ha sempre bazzicato, magari adesso un pò meno. La farmacia la devi tenere, il primo amore non si può dimenticare. Avendo avuto una figlia con la mia stessa passione, la farmacia rimarrà parte delle attività della nostra famiglia.
La crescita è stata costante, quando ha pensato che era giunto il momento della quotazione in Borsa e di fare un salto in avanti?
La crescita è stata costante, prima ho fatto un passaggio con il Fondo Italiano di Investimenti nel 2012: è stato un passaggio importante per capire che cosa te ne facevi dei soldi. In realtà all’epoca io non volevo neanche fare questa operazione, però poi dovevo sistemare alcune cose all’interno, volevo far crescere la parte vendita, volevo renderla un pò più autonoma rispetto a me, volevo strutturare qualche manager in più, quindi sono costi aziendali, e soprattutto volevo costruire una struttura produttiva che piacesse alle aziende farmaceutiche di un certo tipo, e quindi quello che abbiamo fatto con il Fondo Italiano mi ha insegnato tante cose e mi ha dato anche tanto ordine, sennò forse non sarei arrivato in Borsa. Quando è stato il momento della Borsa, l’idea era quella di chiedersi “ma quanto vuoi crescere?”. Tu per linee interne puoi crescere tanto o poco, mi rendo conto che all’esterno le aziende crescono per aggregazione, difficilmente crescono per altri motivi. Da parte nostra facciamo un pò questo, un pò quello, e per fare questo servivano tanti soldi, che noi ovviamente non avevamo, nascendo dal retro di una farmacia si può immaginare. Ho quindi deciso di puntare sulla Borsa, ho cominciato nel 2019, poi abbiamo interrotto perché nello stesso anno abbiamo acquisito un’azienda in Canada. Il 5 ottobre del 2020 abbiamo fatto la quotazione, in un periodo un pò strano. Siamo quindi arrivati al primo compleanno ma devo dire che è stato molto piacevole, una bella esperienza.
Ha mai pensato di lasciare Istrana? E’ importante che la sua azienda abbia le radici qui?
Io sono legato al mio paese, al mio territorio, esco di qui, vado a correre e mi trovo in mezzo alle lepri e ai fagiani. Ho sempre detto che Istrana è il mio paese, sin da quando avevo 9 anni, anche se sono di Treviso. Sono molto legato a questo paese el’idea di avere comunque tutto vicino mi è sempre andata bene, poi se mi chiedi se ho persone di Istrana che lavorano qui in azienda, ti dico si, ma ne ho poche. In realtà non trovando personale qui, ho trovato la disponibilità di persone anche dall’estero di lavorare a turno. Qui ho una quarantina di nazionalità rappresentate all’interno, ho avuto nel tempo delle opportunità, si sono fatte vive la Svizzera, l’Austria, ma sono rimasto ancorato al mio territorio. E sono contento di questo.
Lasciamo per un attimo la giacca di Walter, Walter come persona che hobbies o che passioni ha al di fuori del lavoro?
Io ho una famiglia numerosa, ho una moglie e 4 figli. E’ un bell’impegno che uno si prende ma è anche molto divertente, poi adesso che i ragazzi stanno crescendo, io vado dai 16/18 ai 27/32, sono età molto diverse, ma ti posso garantire che è un vero divertimento. Sono bravi ragazzi, moglie pazientissima, devo dire che lei è quella che mi ha spinto verso nuove attività con la sua disponibilità. La mia passione è lo sport, ho sempre fatto un pò di sport, non tantissimo. Poi nel 2018 un amico mi chiese se gli andavo a portare gli integratori alla maratona di New York. Gli dico volentieri, te li do. No, no, me li porti direttamente è stata la sua risposta. Torno a casa, ne parlo con mia moglie e le dico “Ma se la corressimo invece di andare solo a portare gli integratori ?”. Era gennaio 2018, “Dai ci proviamo”. Siccome abbiamo aperto sette anni fa una palestra qui a Istrana, LABOFIT, che è correlata all’azienda Labomar, abbiamo parlato con il Personal Trainer, che ci aveva dato la disponibilità a prepararci. Abbiamo iniziato la preparazione a marzo e il 4 novembre eravamo a New York a fare la Maratona, l’abbiamo corsa appena sopra le 5 ore, e da lì è partito il trip per la corsa. Ero ben felice visto che non avevo mai corso, e quella di New York è considerata dura. A parte al 30esimo chilometro dove qualche dolorino l’ho anche avuto, poi è passato tutto, arrivi in fondo che sorridi, è spettacolare.
Da lì è nata la passione per la corsa?
L’episodio di New York è stato importante, l’anno dopo abbiamo fatto solo mezze maratone, e le 10 chilometri. Abbiamo corso a Venezia, a Treviso, Cittadella. Tutte quelle locali. Ci eravamo prefissati un piano di maratone, volevamo andare per esempio a Berlino, poi in realtà del nostro gruppo, eravamo in 14, ognuno si è allenato per conto suo, ma oggi a parte due, non corre più nessuno perché hanno le ginocchia usurate. Non siamo tutti giovanissimi, anche mia moglie ha avuto un problema al piede, però ci alleniamo sempre regolarmente, io vado a correre un pò meno, ma almeno tre volte alla settimana ci vado.
E’ stata anche un pò una scusa per testare su se stesso i suoi prodotti?
Sicuramente si, anche se più che testare i prodotti mi sono messo alla prova per testare la mia forza di volontà per raggiungere gli obiettivi. Non c’è solo l’allenamento, c’è la voglia, la determinazione, la forza di volontà. Io ho sempre pensato che la nostra vita è fatta di prove, anche nel lavoro, a cui tu ti devi sottoporre, e devi avere anche il coraggio di fare fatica, tanta, per arrivare. Dico sempre che siamo stati abituati a farla anche nel lavoro. Questa è stata una bellissima prova, ed è servita anche per trasmetterla ai miei ragazzi, ai miei figli, ma anche al personale dell’azienda. Il messaggio è che nulla è impossibile, tu puoi farlo, se vuoi fare l’agonista alla mia età, sbagli. Però se tu hai piacere alla tua età di voler fare una bella attività fisica e dimostrare che questo ti porta dei vantaggi di un certo tipo, ti posso garantire che nonostante io mi alzi molto presto per correre, ho dei benefici che sono incredibili. Poi scio nel periodo invernale, sciamo un pò tutti in famiglia, sin da quando avevo 4 anni. Sci, corsa e bici. Si, anche la bicicletta mi piace, la uso, non faccio grandi corse, la strada mi fa un pò paura. E qui a Istrana in mezzo alla natura ti da grandi vantaggi. Anche a Treviso si può fare tanto sport ugualmente, c’è la Restera che è un’oasi naturalistica pazzesca. O puoi farti un piccolo percorso sulle mura, magari la mattina presto, così non c’è troppo smog. Le nostre zone sono fantastiche, abbiamo anche la Treviso-Ostiglia qui vicino che diventa un percorso simpatico e protetto dall’ombra d’estate.
Quando è a casa riesce a tenere fuori dalla porta il lavoro?
La risposta è si. Poi se mi chiede se rispondo alle mail dopo cena, anche qui la risposta è positiva. Comunque non ritengo che il lavoro sia uno stress. Per me il lavoro è divertimento puro. Vengo a lavorare contento. Mi piace, faccio un bel lavoro, ho la fortuna di essermelo creato così. Non so se sono fortunato, ma ho tirato su un bel gruppo di persone, l’azienda è bella da vivere, c’è un bell’ambiente all’interno e di conseguenza io vengo e sono contento di quello che faccio. Quindi quando poi arrivo a casa non arrivo mai arrabbiato. E’ rarissimo che arrivi a casa di cattivo umore, sono sempre sereno. Diciamo che tengo distanti quelle che possono essere delle negatività. Che poi a casa possa prendere in mano l’iPad questo succede, per le email, ma nulla di drammatico. Cerco sempre di staccare la spina.
Sua figlia lavora in farmacia, gli altri suoi figli invece?
Il secondo figlio si è laureato sempre in Farmacia a marzo del 2020, da allora è stato qui in ufficio. Ma si era dato come obiettivo quello di andare ad imparare l’inglese in Inghilterra, magari andando a fare il pizzaiolo, poi diciamo che la Brexit non ha aiutato. Nel 2019 abbiamo acquisito una azienda a Montreal, gli ho chiarito che io non ero presente li, lui voleva farsi un’esperienza lontano da me, a 27 anni è anche comprensibile, gli ho detto che se voleva poteva andare a fare un’esperienza in Canada. E’ una azienda di 50 persone, più piccola e più semplice rispetto alla nostra, con la possibilità di imparare due lingue inglese e francese. Vai li con la volontà di imparare, l’idea gli è piaciuta e proprio in questi giorni è partito (non appena hanno aperto le frontiere per il Covid). Farà l’agente o il manager della connessione, cercherà di mettere assieme le persone. Ha il carattere giusto, la giusta dose di umiltà, gran voglia di imparare e non ha paura del sacrificio, lo ha dimostrato nell’anno e mezzo che ha lavorato qui. Sono sicuro che farà una bellissima esperienza, ha già un buon inglese, imparerà il francese. Penso che starà un paio di anni, o il tempo che riterrà necessario, poi deciderà cosa fare. Nel frattempo abbiamo fatto una nuova acquisizione ad Orvieto, stiamo facendo delle belle attività.
La quotazione in Borsa è stato un passo fondamentale per Labomar, si è posto nuovi obiettivi?
Obiettivi nuovi ce ne sono sempre, a maggior ragione dopo l’effetto davvero dirompente che abbiamo avuto sul mercato AIM. La società ha acquisito un valore elevato, dire se sia un merito o non sia un merito è difficile. Noto che società di diversa natura hanno un valore decisamente diverso. Comunque questo vuol dire che ci sono stati dei buoni meriti e valutare anche la possibilità di passare allo STAR penso possa essere la cosa più corretta. Nel frattempo proseguiamo con la nostra strategia di fare nuove acquisizioni, come abbiamo promesso agli investitori, cercando di consolidare quello che abbiamo. Quando saremo pronti, poi, faremo anche qualche passo in più.
Come ha vissuto il periodo della pandemia mondiale, sia come lavoro che come persona?
Fa parte delle storie in salita delle persone, questa è la realtà. Quando succedono queste pandemie tu non sai esattamente cosa può succedere. Quindi cosa devi fare ? Devi adattarti un pò al sistema. Il Covid ha portato tante cose negative purtroppo, e non posso dire che il Covid abbia portato delle cose positive, sarebbe veramente sbagliato. E’ meglio che queste pandemie non succedano. Nei confronti della mia famiglia ci ha dato una bella forza, ci ha dato una carica in più. Come azienda siamo sempre stati aperti, però avevamo le persone terrorizzate nel venire qua. Quindi abbiamo pensato molto alle persone. Metterle in sicurezza, tranquillizzarle, darle una fonte di sostentamento. Con l’azienda aperta, comunque anche se un pò meno ma produce, ti da anche certezze, infatti dopo i primi quindici giorni è andata bene. Poi è chiaro che nei confronti dei ragazzi, la Dad, la scuola, sono state situazioni difficili. Ho cercato di rincuorare, rassicurare. Però questo ci ha reso più forti, ci ha fatto imparare a vivere in una maniera diversa. Abbiamo preso delle abitudini diverse, abbiamo perso delle abitudini che secondo me non erano corrette. Nei confronti della vita di tutti i giorni devo dire che ho molto apprezzato l’aria che respiravo, il verde che vedevo, è stato incredibile nel momento in cui ci hanno lasciato uscire un pochino perché mi sono goduto un bel pò di cose semplici, un pò come quando apri il finestrino e senti il profumo. Questa è stata una grande cosa, che mi ha aumentato la sensibilità in alcuni ambiti. In azienda ci ha dato una forte spinta il discorso della sostenibilità, perché ci siamo concentrati su quella che doveva essere soprattutto un valore sociale anche durante i periodi difficili. Questo è stato un booster fantastico per tutto questo, per tutte le persone che sono qua, non solo per me.
Ci svela in anteprima il nuovo progetto di Labomar?
Sono contento perché sto cominciando a vedere luce in questo nuovo progetto. E’ un bel progetto, abbiamo trovato un bel terreno proprio qui di fronte, proprio attaccato, dove nascerà un pò l’evoluzione dell’azienda. Oggi abbiamo tre siti produttivi, un Ricerca & Sviluppo. Abbiamo una Logistica staccata. Noi vorremmo riunire tutto in un’unica sede. In realtà uno stabile lo terremo, dove abbiamo la Direzione adesso. Di fronte metteremo tutta la Logistica della compagnia, la parte Produttiva che accoglierà le altre due parti produttive che abbiamo. Riuniamo tutte le persone con Ricerca & Sviluppo e uffici nella stessa sede, vorremmo creare una Fondazione vicino, la chiamiamo Fondazione ma in realtà si parlerà di cultura, ci saranno le biblioteche, ci saranno sale di formazione. Trasferiremo la nostra Labofit li, da lì poi avremo la campagna di circa 60.000 metri quadrati di terreno agricolo che abbiamo affittato, su cui faremo dei percorsi e qualcosa che metterà a contatto con la natura. Creeremo l’orto biologico, qualche piccola coltivazione. Sarà una piccola cittadella che vorremmo anche condividere con la comunità locale, è un progetto un pò ambizioso, ma ci stiamo ragionando perché venga fuori fatto bene. Sono contento perché abbiamo iniziato a demolire uno stabile qui di fronte, che c’era già ed era vecchissimo, e cominciamo a costruire a fine novembre 2021. Da lì comincerà tutto il processo che durerà circa tre anni, perché poi la struttura è abbastanza impegnativa. Però quello che abbiamo detto è quello di costruire al massimo il 30% della superficie, quando qui potresti costruire il 50/60%, quindi vogliamo che sia proprio una casa con giardino, mi piacerebbe per tutte le persone che vengono che venisse concepita così. Non il classico capannone con tutta la parte interna che siamo abituati a vedere.
L’ho incontrata a “Camminare per la Vita”, di Deborah Compagnoni, sia come partner sostenitore che come partecipante alla camminata, vedo spesso che è coinvolto in iniziative legate al sociale.
Penso che sia giusto, un dovere per tutte le persone farlo. Come imprenditore puoi fare ancora di più, in Camminare c’è Deborah Compagnoni e altre persone che conosco e apprezzo e li supporto sin dalla prima edizione, poi lo abbiamo fatto anche in altri ambiti, per esempio nella Treviso Creativity Week, legata ai ragazzi giovani, alla ricerca, alla inventiva. Facciamo partecipare ragazzi qui in azienda, fanno delle visite, delle chiacchierate motivazionali perché comunque i ragazzi hanno bisogno di queste cose. Se c’è la possibilità e abbiamo il tempo ci fa piacere seguire queste cose.
Andrea Vidotti
WALTER BERTIN
Fondatore e AD di Labomar SpA
Società specializzata nello sviluppo e produzione per conto terzidi integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti a fini medico speciali e cosmetici.
Laureato in Farmacia all’Università di Padova con 110/110.
Farmacista di terza generazione, entra nella Farmacia di famiglia nel 1982, nel 1998 fonda Labomar, che oggi conta su oltre 200 dipendenti.
Nel 2017 ha ottenuto il Master in Lean Management presso il CUOA Business School.
Nel 2020 ha portato Labomar a quotarsi in Borsa.
62 anni, sposato, 4 figli.
Hobbies: corsa, sci, basket e bicicletta.