Giornata mondiale DELL’ALZHEIMER

I Centri di Sollievo
contro la
Triade delle Solitudini

Nella Giornata Mondiale e dell’Alzheimer, Treviso lancia la sua campagna contro la triade delle solitudini: nell’Auditorium della Biblioteca di Montebelluna, il convegno dei volontari e delle famiglie dei pazienti trevigiani, i Centri di Sollievo si propongono alle autorità ed ai cittadini come lo strumento per lenire il dolore della senescenza e della disabilità cognitiva.
Un esperimento nato tre lustri fa dall’intuizione di Alberto Franceschini, presidente Anteas e presidente del Centro Servizi Volontariato di Treviso e Belluno.
A strutturarlo attraverso la formazione dei primi volontari, residenti nel comprensorio di Montebelluna, Riese e Castelfranco, fu il dott. Jacopo Lodde, psicoterapeuta.
Nella sala gremita, il saluto introduttivo di Alberto Franceschini riassume le origini ed il percorso compiuto che ha, ora ed in prospettiva, bisogno di crescere in misura proporzionale all’aggravamento post Covid delle condizioni di salute cognitiva dei pazienti, dei carichi di lavoro delle famiglie, nonché della spaventosa curva incrementale delle disabilità cognitive stimata dalle organizzazioni nazionali ed internazionali della salute.
Secondo i dati rilevati dalla dott.ssa Silvia Vettor dell’ISRAA di Treviso sono occupate in Italia due milioni e centomila caregivers ma la stima del bisogno nei prossimi dieci anni è addirittura il triplo.
Come contenere quest’onda di dolore?
I relatori, Jacopo Lodde e Silvia Vettor convergono sull’utilità di sostenere le famiglie nella fase pre-clinica (perdita o alterazione di memoria, lieve alterazione delle funzioni esecutive, programmatorie e del linguaggio) attraverso progettualità gratuite, personalizzabili esercitate da volontari addestrati alla gestione della disabilità cognitiva ed a supporto di professionisti della salute.

Dott. Lodde, la stima di un aumento del trenta per cento delle disabilità cognitive è spa-ventoso. Quali sono le ragioni e quale la prevenzione?

“Le ragioni sono naturali e riconducibili, da un lato all’inesorabile invecchiamento della popolazione; dall’altro dall’adozione di stili di vita assolutamente insalubri dei nostri giovani. L’abuso di bevande alcoliche e chimico/farmaceutiche in giovane età conduce inevitabilmente al danneggiamento dei centri cognitivi e non solo. Fra i misurabili effetti secondari della pandemia da Covid19 c’è il peggioramento dei disturbi dell’umore nelle persone con disabilità cognitive: fra le donne è stato misurato l’aumento di ansia e depressione; fra gli uomini l’irritabilità e l’apatia. Per un terzo dei pazienti ciò ha significato un aumento delle terapie farmacologiche. Si aggiungano anche fattori macro, quali l’inquinamento, la scarsità di contatti sociali, l’inattività ed avremo un orizzonte ancora più offuscato. La prevenzione è sia sociale che individuale: da un lato il decisore pubblico deve lavorare per rendere le città più sane per i suoi abitanti; dal canto loro i cittadini devono prendersi cura della loro salute fin da giovani”.

Presidente Franceschini, in che misura i Centri di Sollievo stanno aiutando le famiglie e le strutture sanitarie locali?

“Oggi i Centri di Sollievo nella provincia di Treviso sono 45 di cui 21 nella ex Ulss 8; 115 nella ex Ulss 9; e 9 nella ex Ulss 7. Impegnano oltre 500 volontari che accolgono e seguono circa 300 utenti. Nel solo territorio di Treviso, nel periodo Settembre 2015- Settembre 2016, questi Centri di Sollievo hanno accolto ben 97 persone affette da Alzheimer e i volontari impegnati sono passati dai 50 del 2013 ai 136 del Dicembre 2016. Nella maggior parte dei centri, sono garantite due aperture settimanali con attività diversificate. I volontari sono formati da psicoterapeuti e medici esperti in terapie geriatriche affinché possano accogliere ed accompagnare i disabili cognitivi nelle fasi iniziali donando, appunto, sollievo per qualche ora ai famigliari ed ai loro collaboratori. Stante l’aumento esponenziale che si sta prospettando questo strumento di solidarietà orizzontale ha bisogno di espandersi. Cerchiamo volontari, consci che questo tipo di “cura” dell’altro richiede un’attitudine specifica. Il passo avanti proposto quest’anno riguarda l’intervento DOMICILIARE di sostegno alle famiglie con pazienti affetti da Alzheimer; l’idea è quella di portare sollievo a casa inviando a domicilio un volontario in affiancamento ad un operatore sociosanitario entrambi assistiti da uno psicologo così da poter aiutare sia il paziente che i famigliari. Si tratta di una scelta di volontariato alla quale l’organizzazione Anteas, con le sue 70 associazioni aderenti, intende impegnarsi in futuro”.

 

di Sabrina Danieli Franceschini