“Alfredo” chiamando così per nome l’amico oste Toni Gastaldello.
Le ragazze non si scandalizzarono in mezzo agli alpini ed ai vapori del brodo per l’eccellente bollito di cui furono entusiaste, come pure per le altre pietanze preparate da Alfredo (Toni) con lo stile di fine anfitrione.
Per inciso la trattoria è stata chiusa nel 1964, appena un anno dopo, ma le nostre ragazze forse ricorderanno il ristorante “Alfredo” di Treviso e forse anche noi due, il “Cocco” ed io.
La mia “ghenga” di rugby e di piazza è stata di giuria alla gara dei complessi musicali di Treviso e d’intorni, perché “obbligatoriamente” abbiamo fatto vincere la nostra orchestrina trevigiana “I Gabbiani”.
A Cornuda abbiamo conosciuto anche Romano Mussolini grande pianista, e dopo lo spettacolo siamo rimasti fino alle cinque del mattino ad ascoltarlo.
A Montebelluna con Renzo Colognese tutti sul palco (Bizzotto è andato al posto mio) per un’ovazione della sala.
Poco tempo dopo Colognese ci telefona che il conte Loredan ci vuole conoscere una sera d’estate nella sua cantina. Ci ha ospitati seduti su rudimentali scranni a bere, ma ci ha fatto litigare fra noi parlando di politica, che mai avevamo fatto.
Fintanto che “Neni” Salomone non gli ha dato una manata sulla spalla dicendogli “conte coe braghe onte votu darne un toco de pan, ostregheta?”
Un solo boccone di pane e un pezzo di formaggio. Amen. Non l’abbiamo più incontrato, ma anni più tardi ho letto che il conte Loredan ha ospitato Beppe Universo che lo ha conosciuto tramite Giovanni Comisso, con la moglie Maria Chiara a Venegazzù.
Questo, dopo che il giornalista Sergio Saviane incontrò Universo a Castelfranco Veneto, e lo invitò alla “Falconera” di Venegazzù presente anche Pietro Loredan amico di Saviane dai tempi del liceo.
Saviane pubblicò sull’Espresso nell’agosto 1973 un articolo “Domani salta in aria Milano”, riferendo di aver appreso da alcune telefonate fra Sergio D’Asnach e Paolo Universo ospite colla moglie nella dependance di villa Loredan.
Al ristorante “Falconera” siamo stati più di qualche volta, noi del rugby anche con le nostre famiglie, conoscendo Celeste, e Sandor Peron una volta litigò fuori della trattoria con dei padovani là incontrati, a seguito di una vecchia baruffa che scoppiò al “Tegorzo” con Brisolin e “Pancho” Perini, Leone Righetto, Peron e Zucchello, sempre con questi padovani.
Dopo ogni partita/scontro e dopo un panino alla “Campanella”, il nostro appuntamento era a “La lanterna” una sala da ballo a Mirano (Ve), dove eravamo ben accolti con poso prenotato, e soprattutto avevamo le nostre tante viste.
Alla “nostra” automobile del “Cocco” si aggiungevano le vetture dei “Ceka” col “Cicin” Visentin e di Franco Giugovaz un veneziano con noi dell’Ignis Treviso Rugby.
A “La lanterna” abbiamo fatto amicizia coi proprietari e con “Ciccio” Covin, che vendeva là vicino vino e panini colla mortadella=caviale e champagne, dicevamo alle ragazze.
Covin diventò un ottimo ristoratore in piazza e poi nel “19 al Paradiso”, anche con la corsa delle oche una grande festa in costume, che ho riportato per qualche anno sulle mura di Treviso contro ignoranti animalisti, fino a quando l’Ufficio Igiene (!) ci impose di portare le oche “una per una in serragli appositi” (inesistenti!).
Ho coscienza di aver giocato a rugby con amore, già a diciott’anni col primo scudetto targato “Faema”. E di aver trovato un bel ambiente sia da militare come guardia di pubblica sicurezza nella squadra delle “Fiamme Oro” con altro scudetto italiano e sia al mio ritorno in Treviso con l’Ignis Rugby che è stato sponsor per quattro anni. I migliori anni della vita.
Ho giocato con la Nazionale B a Poznam in Polonia il giorno dopo Pasqua ritrovando amici ex FF.OO. Ricciarelli milanese e Simonelli romano (che ha rinunciato alla 1^ squadra per essere con noi, a favore di Giorgio Troncon) nel 1962, dove ho incontrato e corrisposto con Elzbieta una meravigliosa ragazza.
Con la Nazionale A sono andato sempre nel 1962 a Bucarest in Romania, ma sono rimasto in panchina sul campo di riserva: nessuno si è fatto male, così era a quel tempo.
Ho smesso, consapevolmente, col campionato 1964/65 quando è apparso il primo segno di professionismo (per un appannaggio di cinquantamila lire ad ogni partita vinta!).
Il motivo si propose dopo una trasferta natalizia, coi “nostri” soldi, a Chalon en Provence (Marsiglia).
Il residuo considerevole mi fu malamente sequestrato dopo una vertenza col legale della Società, davanti al delegato della Federazione Italiana Rugby, che avevo chiamato, e che ha stracciato di fronte a noi tutta la corrispondenza in essere, perché la squadra del Treviso non fosse squalificata e tolta dal campionato.
di Giorgio Fantin