Viaggio tra i colori, le tradizioni, i profumi ed i sapori di una terra incantata.
Le casette in legno, il fumo dolce delle braci scoppiettanti, il profumo inebriante del vin brulè, i colori sgargianti, la neve attorno: è il tipico scenario di un mercatino di Natale dell’Alto Adige, una tradizione che negli anni si è fatta largo nelle abitudini tanto delle popolazioni locali quanto dei turisti che hanno imparato ad apprezzare una proposta differente per scoprire i tanti tesori di un territorio davvero unico. TREVISO30NEWS vi porta alla scoperta di questo mondo, dandovi alcune indicazioni utili per trascorrere un weekend festivo tra shopping, tipicità, benessere e la squisita accoglienza di una delle zone più belle delle Dolomiti: la Val Pusteria.
DA FORTEZZA A MERCATO
Il nostro tour inizia da Brunico, uno dei centri abitati più importanti della Pusteria. Fondata dal principe-vescovo Bruno von Kirchberg che le diede il nome, Brunico col tempo è passata da città fortificata ed avamposto militare a importante luogo di scambio commerciale. Una tradizione, quella del commercio, che non si è persa col passare dei secoli ma che ha anzi acquisito sempre più importanza: è sufficiente passeggiare lungo la via principale entro le vecchie mura cittadine per accorgersene, tra le insegne storiche di botteghe tradizionali quali panifici, artigiani del pellame, drogherie, farmacie, macellerie. I colori e l’architettura delle case che tanto ricordano gli esempi del Nord Europa, dall’Olanda alla Danimarca, introducono il visitatore ad un percorso di scoperta da Paese delle Meraviglie. Anche perché a Brunico, come si diceva, il mercato è costante e non si riduce solo alle bancherelle di Stegona (tradizionale festa di metà ottobre) o di Natale. Il profumo pungente delle spezie vi attende da Horvat, una drogheria d’altri tempi in cui si può trovare davvero di tutto e con una qualità ed una cortesia eccezionali. Poco distante, per gli amanti delle porcellane è obbligatoria una sosta da Schönhuber, altro negozio tradizionale aperto tutto l’anno e punto di ritrovo dei collezionisti: qui anche il più fanatico degli appassionati potrà trovare il pezzo mancante, rigorosamente della Meissen di Dresda o della ungherese Herend, vale a dire le produzioni di maggior qualità e ricercatezza a livello mondiale. E sempre per gli amanti del bello, non si può dimenticare la Tessitura Artistica Franz il cui atelier è poco distante dalle mura ma che proprio nell’antico borgo conserva un prezioso punto vendita: eredi di una famiglia che dal 1776 ha imparato a tramandare l’arte tessile, ancora oggi i Franz propongono piccoli capolavori per adornare la casa seguendo lo stile tradizionale pusterese.
Ma c’è spazio, ovviamente, anche per i golosi. E se il richiamo di caldi buchteln, krapfen e spitzbuben (biscotti tipici) prodotti dai panifici è irresistibile al pari della vetrina della macelleria Bernardi, i gourmand non potranno evitare di entrare nell’antro della bottiglieria Harpf, un locale che propone vini bianchi, rossi e spumanti oltre che birre artigianali provenienti tanto dalla Pusteria quanto dal resto d’Italia e d’Europa: quale luogo migliore per scegliere con quale nettare brindare al Natale ed all’anno nuovo?
ALL’OMBRA DEL GRAND HOTEL
Ci spostiamo di una trentina di chilometri più ad est sino ad arrivare a Dobbiaco, altro centro cardine della valle e che con le sue varie frazioni rappresenta un riuscito esempio di abitabilità diffusa d’alta montagna. Il centro storico è arroccato a oltre 1250 metri sul livello del mare attorno alla chiesa parrocchiale ed al castello di Herbstenburg in cui soggiornò in due occasioni anche l’imperatore Massimiliano I d’Austria. Ad attirare l’attenzione del visitatore è però anche il sobborgo meridionale, Dobbiaco Nuova, sorto a fine XIX secolo con l’arrivo in zona della ferrovia. E proprio appena fuori dal portone della storica stazione, perfettamente conservata nel suo stile originario, si può ammirare il parco dell’ex Grand Hotel, un complesso alberghiero costruito dalla defunta Imperial-Regia Società delle Ferrovie Meridionali e che fino allo scoppio della Grande Guerra ha ospitato regnanti, nobili d’alto rango e diplomatici – oggi la struttura, rinnovata ed in pare ricostruita dalla Provincia Autonoma di Bolzano, ospita due ostelli della gioventù, il centro guide ed un meraviglioso auditorium.
L’affascinante architettura del Grand Hotel domina la zona anche dall’alto, tant’è vero che è facile riconoscere il complesso avventurandosi nelle escursioni estive ed invernali sui monti soprastanti la conca. Non è per caso dunque che i commercianti locali hanno deciso da qualche anno di attrezzare il mercatino di Natale con delle casette che ripropongono nello stile le finestre ed i tetti di quello che fu un paradiso per pochissimi. Da fine novembre sino all’Epifania la piazza di Dobbiaco attorno alla fontana (chiusa d’inverno) ed alla statua di Gustav Mahler è punteggiata da queste casette che offrono un assaggio delle tante meraviglie del paese: difficile resistere alla tentazione di addentare una delle enormi fette di torta delle pasticcerie o non provare il miele prodotto dall’agriturismo Weber o lo speck di uno specialista come Nocker. Per non parlare degli artigiani del legno (Viertler) e del tessuto (Strobl e Trachten), interpreti moderni di manifatture locate nel paese da secoli ed un tempo alimentate dalla forza motrice del Rio San Silvestro che scende dalle pendici del Corno di Fana che domina il panorama. Ma Dobbiaco vuol dire anche Mondolatte Tre Cime, la grande latteria sociale sorta quasi vent’anni fa dall’unione delle cooperative casearie non solo del borgo ma anche delle vicine San Candido e Villabassa e che ha scelto le Tre Cime di Lavaredo (ben rappresentate da una recente riproduzione luminescente in una delle rotatorie lungo la Statale) come simbolo per certificare il sapere contadino della lavorazione del latte secondo gli antichi usi della valle. Unendo tradizione e modernità, la latteria propone percorsi guidati alla scoperta della lavorazione della materia prima e di degustazione, oltre ad un fornitissimo shop in cui lasciarsi tentare da Fenum, Duplago, Bacchus e dal celeberrimo Stanga, il formaggio dalla forma di parallelepipedo che acquisisce cremosità e dolcezza appena poggiato sulla piastra e che accompagna tanti piatti nei ristoranti locali.
AI PIEDI DEL GIGANTE DI ROCCIA
Altri cinque chilometri verso est e si giunge sotto Haunold, il massiccio montuoso tradotto in italiano come “Rocca dei Baranci” ma il cui nome tedesco è dovuto alla leggenda del gigante omonimo che secondo le credenze dei valligiani abitava nel passato quelle guglie aguzze. Esattamente sotto la formazione montuosa si stende San Candido, cuore pulsante di uno dei più bei mercatini di Natale della zona. Nell’area pedonale che occupa circa metà del centro storico, tra vetrine moderne e vecchie botteghe ristrutturate, ogni anno commercianti ma anche contadini scesi dai masi della valle propongono una full immersion nelle tradizioni locale. Qualche esempio? Il cappellificio Zacher, una vera istituzione, propone non solo copricapi ma caldissime ciabatte e babbucce in feltro, sciarpe lavorate a maglia e tante altre chicche per riscaldare ogni cliente nella stagione più fredda. E dalla vicina val di Braies, famosa per la bellezza selvaggia del suo lago incantato, arrivano i produttori di Lechnerhof che propongono i formaggi vaccini e caprini freschi e stagionati, assolute chicche da provare ed introvabili al di fuori della Pusteria. È facile passare da una casetta espositiva all’altra, scoprendo ceramiche, antiquariato, marmellate o la bontà di un brulè caldo (anche se non soprattutto di mela) che in breve permette di riconciliarsi col pungente inverno e di assaporare gusti e profumi pusteresi.
Ma San Candido è anche il paese di quello che è forse il più conosciuto conservatorificio altoatesino, Senfter, quindi non deve stupire la presenza né di un bistrò della stessa casa con annesso punto vendita pervaso dai profumi dell’affumicatura né di altri commercianti specializzati in speck, che da queste parti è quasi una religione costituendo la base della merenda di metà pomeriggio e di molte preparazioni culinarie. Senza dimenticare che poco più ad est, in Austria ma davvero a pochissima distanza dal confine, ad Heinfels la Loacker ha da tempo impiantato uno stabilimento che è diventato meta di pellegrinaggio di golosi adulti e bambini, attirati dal wafer più conosciuto al mondo.
NON SOLO SHOPPING
Ma chi l’ha detto che un tour dei mercatini debba per forza tramutarsi in una visita giornaliera, mordi e fuggi, senza godere di tutto ciò che la Pusteria ha da offrire al di là del semplice shopping? La zona offre innumerevoli attrattive per un po’ tutti i gusti e tutte le esigenze, dallo sportivo all’amante della solitudine sino alle famiglie numerose con bambini al seguito.
La Val Pusteria ad esempio a fine ‘800 ha scoperto i benefici dei trattamenti delle acque minerali ed anche se oggi gli stabilimenti dell’epoca sono chiusi o in rovina, la tradizione dei bagni e dell’utilizzo dell’acqua e di altri elementi naturali come opportunità di cura è ancora praticata. A Villabassa ad esempio sorge un bellissimo Parco Kneipp, struttura basata sulle teorie del celebre monaco tedesco pioniere dell’idroterapia; anche nelle aree benessere di diversi alberghi, come il Berghotel di Moso di Sesto o il Dolomitenhof di Campo Fiscalino, è presente una fontana Kneipp oltre a trattamenti come bagni di fieno, saune di vario tipo e percorsi benessere. Tutto per curare in maniera naturale il fisico e concedere anche alla mente un periodo di sano riposo dopo lo stress lavorativo quotidiano.
Ma una visita in Pusteria non può dirsi compiuta senza assaggiare la cucina locale che, declinata in diverse varianti, si rifà in larga parte alla tradizione mitteleuropea. Per i palati più esigenti, Dobbiaco vanta persino un ristorante stellato: è il Tilia dello chef Chris Oberhammer, collocato all’interno del parco del Grand Hotel, in cui la prenotazione è obbligatoria ed il menù varia a seconda di stagionalità, gusti del cliente ed inventiva del maestro di cucina. Per chi invece desidera gustare qualcosa di assolutamente locale, imperdibile le soste al ristorante dell’Albergo Al Vivaio a Villabassa, sede di un pregiato allevamento di trota iridea, oppure al Ristorante Winkelkeller di Dobbiaco, al Wiesthaler di San Candido o al Patzenfeld di Sesto. Per gli amanti del rito dell’aperitivo, al Post Hotel di San Candido è attivo un lounge che potrebbe suscitare l’invidia dei bar degli alberghi pluristellati di Roma, Milano e Venezia: qui è possibile gustare la ricetta originale del Manhattan e del Cosmopolitan, il classico Hugo ma anche il Vesper Martini, bevanda prediletta di Ian Fleming e del suo James Bond. Merita infine una sosta anche il nuovissimo Bistrò Bergsteiger a Campo Fiscalino, un riuscito esempio di collocazione di una struttura nuovissima ai margini di una zona incontaminata in cui Sepp, il titolare, propone i sapori tipici pusteresi, dai canederli allo speck passando per formaggi e gulash, con grandissima attenzione alla materia prima ed una simpatia innata. Tutto per far sentire a casa anche il turista più esigente.
di Federico Bettuzzi