Quattro sconfitte di fila in campionato, mentre prosegue il sogno europeo.
Come ogni anno doveva arrivare, e come ogni anno puntualmente è arrivata. I più affezionati lettori di Treviso30News e i tifosi di lunga data sanno bene che in ogni stagione sportiva ci sono alti e bassi. Tipicamente non meno di due per tipo. Tutto sta, nella bravura di ogni allenatore, società e giocatori, nel prolungare il più a lungo possibile i primi e ridurre al minimo i secondi. Ci eravamo salutati con l’analisi di metà novembre e riprendiamo con quella di metà gennaio. Cos’è successo nel frattempo? Tante cose, ma su tutte la Nutribullet è piombata dentro alla sua peggiore crisi da quando è tornata ai piani alti della serie A. Sei partite giocate in campionato, una sola vittoria, quella del 5 dicembre contro Reggio Emilia per 86-76. Cinque le sconfitte (in corsivo quelle in trasferta): Milano, Pesaro, Brindisi, Brescia (addirittura -25), Virtus Bologna. Era prevedibile che Treviso non sarebbe stata in grado di tenere a lungo i ritmi travolgenti che avevano caratterizzato l’inizio di stagione. Un avvio viziato da una preparazione atletica anticipata, e gestita in modo tale da arrivare agli appuntamenti di Supercoppa Italiana e ai preliminari di BCL al massimo della forma. Così è stato: TVB sembrava una macchina da guerra indistruttibile, poteva giocare anche ogni due giorni senza accusare il minimo calo di intensità ed esprimeva un gioco fluido e convincente. Poi sono arrivati alcuni prevedibili intoppi: gli infortuni di Imbrò, Sokolowski e Akele, mentre il novax Chillo è rimasto fuori un paio di settimane causa Covid. E l’intensità, complice anche il doppio impegno di BCL, è andata progressivamente calando. Già, la BCL. Dopo le 3 vittorie nelle prime 3 partite del girone principale, la Nutribullet era andata ad un tiro dalla qualificazione, con Dimsa che aveva fallito in Ungheria il primo match point. Esito ugualmente beffardo contro Riga, che all’ultimo secondo – anche grazie ad un’evidente infrazione di passi non fischiata dagli arbitri – ha colto il tiro della vittoria, rendendo di fatto inutile la vittoria casalinga contro l’AEK Atene. Così Treviso, ad onor del vero unica squadra del lotto italiano a giocarsi l’accesso alla seconda fase, stanti le eliminazioni senza appello di Brindisi e Sassari, ha avuto la chance di accedere alla seconda fase contro un’altra formazione ateniese, il Lavrio Megabolt.
Regolati i greci di 15 lunghezze nel match di andata, la Menetti-band si è giocata il ritorno senza due pedine da quintetto, ovvero Sokolowski (infortunio al polpaccio) e Sims (positivo al Covid). I greci, finalisti per lo scudetto nazionale la passata stagione, non sono apparsi irresistibili, ma la prestazione di squadra è stata notevole, con tutto il quintetto che è andato in doppia cifra, guadagnandosi così l’accesso alle Sweet 16. Ma in campionato i problemi della Nutribullet -che ha mancato la qualificazione alla Coppa Italia – ci sono, ed è inutile girarci troppo attorno. La squadra, quando è al top della forma, può giocarsela contro chiunque, e questo è un dato di fatto. Altrettanto vero è che non appena le energie cominciano a scemare, vengono a galla i problemi. Dimsa non è pericoloso ai livelli di Logan, ed alterna ottime prestazioni ad altre in cui è quasi trasparente, complice un repertorio offensivo che lo vede efficace soprattutto su penetrazione forte da destra e tiro da tre sugli scarichi. Sokolowski, dopo una stagione scintillante, ha subito un brusco calo di rendimento: certo, le difese si sono accorte di lui, e gli spazi che prima gli creava Logan non sono più tali. Sims ha dimostrato di essere un vero campione quando è in forma (miglior giocatore di LBA a novembre), ma anche di avere lacune difensive spesso allarmanti, cui Jones non sempre riesce a sopperire – e del resto il centro di Tuscaloosa, contrariamente a Sims, non è un pericolo offensivo rilevante. Le note migliori sono arrivate da Bortolani, rivelatosi scommessa azzeccata a patto di mettergli attorno una struttura difensiva che Treviso non sempre ha, e Akele, cresciuto notevolmente in termini di solidità, ma ancora troppo discontinuo nelle prestazioni. C’è da registrare anche l’addio di Casarin, ancora troppo acerbo per questa categoria: al suo posto l’estone di formazione italiana Jurkatamm, che non sarà certamente il salvatore della patria, ma del resto bisogna fare anche i conti con delle casse che non traboccano di euro, anzi.
Perciò, come sempre, bisogna cercare di fare il meglio che si può con ciò che si ha. E’ questa la vera sfida che ancora una volta attende Menetti.
di Ubaldo Saini