I cicloracconti @nonsologravelandre
Mentre mi preparo, come un guerriero samurai, alla vestizione per la mia scorribanda domenicale sulla ciclabile Badoere Alzaia del Sile, rifletto sul senso trevigiano per la due ruote.
Treviso è uno dei poli italiani di produzione di biciclette e di pratica sportiva ma resta ancora indietro per lunghezza dei percorsi ciclabili e per la qualità del fondo, della segnaletica e della loro integrazione con gli altri percorsi viabili.
Scrive la Vita del Popolo che Treviso non è una città per biciclette. Saranno pronti i trevigiani a convertire il loro stile di vita carbon oriented alla più sostenibile due ruote?
O pervicacemente resteranno avvinti alle pompe di rifornimento acquistando gasolio a Euro 1,85/l per trasferimenti lavorativi di lunghezza media pari o inferiore a 50 km al giorno? Salvo, poi, cercare il recupero salutistico, nei fine settimana, in sciami di cicloturisti volanti lungo strade e sentieri? Perché le opportunità di ridurre le spese quotidiane e migliorare la forma fisica non scarseggiano nei nostri comuni: il progetto Bike to Work, ad esempio, al quale aderiscono diciotto comuni della Marca, eroga buoni spesa di Euro 10 a coloro che usano i pedali invece della frizione per recarsi al lavoro. Secondo Focus Junior la percentuale di abitanti che si sposta in bicicletta resta fra il 22 % ed il 27% a Treviso contro il 33% di Pesaro e Bolzano.
E quanti residenti nei quartieri di Treviso hanno cavalcato la Ciclopolitana di Treviso, il primo grande progetto sviluppato nell’ambito del PUMS?
Raggiungo Andrea Berton, gravel biker dai capelli sale e pepe di Zero Branco, che su YouTube mi ha ispirata. Fra una pedalata ed una risata, raccolgo il suo senso per l’estetica della gravel.
Quali aspetti del Veneto si scoprono con una gravel? Ci può illustrare le rotte più interessanti del bellunese e del delta del Po?
“La bici Gravel non è una moda o un tipo di bici, ma una filosofia per descrivere un nuovo modo di vivere la bicicletta. Si prende la bici, si sale e si va alla scoperta di angoli nascosti. Percorrendo queste tracce gravel (disponibili su siti dedicati o nel mio canale Youtube https://www.youtube.com/@non-sologravelandre) si scoprono aspetti ambientali ed architettonici variegati. Con una bici dalle geometrie agili e con ruote larghe si possono percorrere tracciati con fondi diversi. Grazie a questo modo di pedalare, ho scoperto che la mia regione offre molto di più di quanto mi aspettassi. Mi spiego meglio: ogni giorno percorriamo la stessa strada casa-lavoro con ritmi frenetici. Nei weekend sentiamo l’esigenza di fuggire dalla routine, prendendo l’ auto, l’ aereo o il treno senza renderci conto che bastano le due ruote per scoprire che, il diverso dal solito, è proprio sotto il nostro naso.
Ed è possibile con un mezzo ecosostenibile, reintegrandoci con la natura. Tra le varie strade percorse ho riscoperto e rivalutato moltissimo tre zone: il Polesine, la Valbelluna e quel misto di urban e natura della zona di Mestre. Nel primo percorso si possono ammirare a 360° spazi enormi dove gli orizzonti sono infiniti, non deturpati da opere ingegneristiche o da cattedrali nel deserto, dove la tradizione contadina è ancora viva anche se molte case sono ormai ruderi o piccionaie. Qui si ci immerge nel silenzio della natura dove la tranquillità regna sovrana, fuori dal caos della città. Gli unici a farti compagnia in questo percorso sono Ibis, Aironi e Germani che scappano appena ti vedono arrivare. In particolare è da menzionare il delta del Po: una ciclabile perfetta che costeggia l’ area dove si può ammirare la grande portata del fiume che si getta nell’ Adriatico, dove la pace e la tranquillità regnano sovrane e dove i colori cangianti regalano ai nostri occhi un acquerello a cielo aperto.
Il secondo percorso offre una ciclabile ad anello, con qualche salita, che attraversa piccolissime località dove pare che il tempo si sia arrestato, dove la tradizione si mantiene viva anche se si perce-pisce lo spopolamento.
La zona di Mestre invece soffre della nomea della “criminalità” e del pregiudizio, ma regala angoli verdi come il Bosco di Mestre, di Storia come la zona dei Forti e di ciclabili urbane sicure e percorribili”.
Cosa manca, a suo parere, in Veneto, per sostenere una declinazione di turismo sostenibile sulle rotte da lei sperimentate?
“In alcune tracce mancano dei servizi essenziali per poter per affrontare questi percorsi immersi nella natura, non ci sono punti di ristoro sufficienti per poter ricaricare le energie, mancano fon-tane per l’acqua e, per chi ha un E-Bike, mancano i punti di ricarica. Nemmeno l’accoglienza a livello di punti di informazione come pannelli didattici (o anche semplici QR code da leggere con gli smartphone) o segnaletica per indicare il percorso sono a mio avviso sufficienti, tranne nelle tracce più conosciute.
Poter investire in questi servizi porterebbe molto turismo ecosostenibile: una ricchezza “non inquinante” per la nostra Regione.
Banale ma molto importante: spesso per raggiungere uno sterrato da un altro si è obbligati a prendere o attraversare strade statali con il rischio di essere investiti, ecco bisognerebbe potenziare ulteriormente la rete di ciclabili.
Gravel è anche bike-packing: un viaggio ciclo-turistico itinerante lungo il quale manca la sensibilità “vera”. I veri bike-hotel sono realmente pochi, si dichiarano tali ma poi mancano di servizi essenziali quali ad esempio un deposito bici al chiuso piuttosto che check-in non troppo limitati a livello di orario. In bici si sa quando si parte ma non quando si arriva e in Italia siamo ancora alla consegna della chiave di ferro, basterebbe un link per il check in online e un codice per entrare in camera”.
Chi sono i potenziali fruitori di questa forma di turismo sostenibile?
“Premesso quanto detto prima, i fruitori di questo turismo ecosostenibile potrebbero essere tutti: coloro che hanno voglia della libertà, di ritorno alle origini e al silenzio ma senza troppa fatica e con l’ausilio di una bici confortevole. Dalle mie statistiche di Youtube chi si avvicina a questo modo di pedalare ha dai 45 anni in su. I giovani non sono affatto interessati a questo modo di vivere slow. Un’idea per sensibilizzare le fasce d’età più giovani sarebbe organizzare qualche gita scolastica in questi percorsi per far avvicinare loro alla natura, quella natura che ci è amica e di cui ne facciamo parte. Per affrontare percorsi di questo tipo è necessario avere delle buone conoscenze per l’uso di strumenti atti alla ricezione dei segnali Gps che possano guidare in questi percorsi sconosciuti senza perdere la rotta”.
Quanto costa una Gravel?
“Beh qui c’è l’imbarazzo della scelta anche se il mercato di qualsiasi bicicletta è un po’ esagerato. Si parte da quella più economica intorno ai 1.200€ fino ad arrivare a biciclette da 10.000€. Attenzione però perché la bici Gravel, che è sostanzialmente una bici da corsa con ruote maggiorate e con geometrie del telaio più comode per affrontare distanze maggiori, è solo il primo investimento, poi c’ è l’abbigliamento. Anche qui per indossare buoni materiali traspiranti che mantengano il calore del corpo, soprattutto d’inverno, bisogna spendere un bel po’. Il casco, le luci,… per viaggiare in sicurezza.
Affrontare percorsi sterrati comporta inoltre la necessità di una frequente manutenzione: lavaggio bici, sgrassamento catena con pulizia da polvere e altri materiali che s’incastrano, verifica pastiglie freno a disco. Il giro d’ affari che ruota at-torno al mondo della bicicletta è enorme e in forte espansione, i prezzi sono un po’ esagerati e questo costituisce una sorta di “barriera all’ ingresso” per potenziali fruitori. Per cominciare con una GRAVEL bisognerebbe, a mio parere, investire intorno ai 2.000€ per il mezzo per avere dei materiali con un minimo di qualità”.
Perchè un esperto di economia digitale preferisce la vita a cavallo della bici?
“Lavoro come amministrativo e anche nello sport sono una persona estremamente costante, la bici in questo ne è quasi l’emblema, ti obbliga a terminare ciò che hai cominciato, pedalando.
E’ quasi una metafora della vita: pedala! Che il tempo sia bello o che piova, che tu sia in salita o che tu sia stanco, devi continuare a pedalare per arrivare a destinazione. Ecco questa è una forte motivazione: arrivare alla fine e concludere un nuovo progetto iniziato per gioco riprendendo i percorsi con lo smartphone per mostrare le bellezze che incontravo.
Mi riusciva bene e ho così cominciato a ciclo-raccontarlo ad un pubblico più ampio rispetto alla mia famiglia utilizzando una Action Cam e a volte il drone, realizzando video che pubblico sul mio canale YouTube @nonsologravelandre “.
di Sabrina Danieli Franceschini