Il viaggio di Frank Bonan e Nada Stefan
Frank, cosa significa per te viaggiare in cammino?
Il viaggio in cammino per più giorni è per me una dimensione dove stare, mai uguale a sé stessa e in grado di scrivermi dentro a tal punto da guarirmi. Ecco questo sembra un passaggio poetico ma è quello che ho provato, è ciò che provano tutti quelli che come me fanno questo tipo di esperienze, con cui mi sono confrontato, magari con differenti sfumature ma la sostanza è questa.
Camminare riscoprendo la forza e la capacità di superare ostacoli fisici e mentali, vibrare e vivere passo dopo passo incrociando persone animali e luoghi, dialogare nel silenzio col proprio inconscio e spesso scoprire parti di sé quasi o completamente sconosciute, sentire con i sensi tutto quello che ti circonda, gli odori, i rumori, la luce, i colori, sentire le paure, la gioia pura, respirare, ascoltare il proprio cuore, riprendersi il ritmo del giorno, dell’alba, del sole e del tramonto. All’inizio tutto ciò è stato sconvolgente, più volte mi son chiesto “ma dov’era tutta ‘sta roba?”; la verità è che ci siamo disabituati ad ascoltare ed ascoltarci, ad entrare in contatto vero e profondo con noi stessi e con gli altri, ad accettare e godere della lentezza delle cose e del bene che tutto questo ci fa, sia emotivamente che fisicamente.
Attraversare un territorio è stimolante ma anche molto faticoso, se poi hai addosso uno zaino da 10-15Kg e magari fa tanto caldo o piove, lo è ancora di più, ma la cosa incredibile è che accetti anche questo perché anche tu ne sei parte. Poi scopri che ti basta poco, poche cose, pochi oggetti, poco cibo, e stai bene, stai bene lo stesso ed è anche un ottimo modo per eliminare tossine e dipendenze. Questa capacità che la natura ha di metterti a nudo, come dicevo all’inizio, mi spaventava, invece adesso le sono grato perché mi accoglie e mi mostra la bellezza. Ho compreso che sono queste le esperienze e i contatti che cerco, con la terra e con i piedi nudi ben conficcati in essa e con persone che sentono e vibrano con queste frequenze.
Il primo giorno di viaggio mi chiedo “Che ci fai qui Frank? Perché non te ne sei stato sul divano a leggere un libro o in riva al mare sotto un ombrellone?” La fatica è tanta, gli allenamenti sono gli allenamenti, ma nel viaggio vero sai che avrai davanti tanti giorni e tanti chilometri, starai scomodo, ti laverai poco e spesso mangerai e dormirai non benissimo e ad orari scoordinati. Ma subito la meraviglia del viaggio ti entra dentro, ti attraversa, ti rapisce con forza, ti prende e ti porta con sé, ti riempie gli occhi e il cuore con colori, suoni e odori mai sperimentati prima. Nel frattempo parli con te stesso, ti chiedi se va tutto bene, ti dici che non va tutto bene, ti dici che andrà meglio e… poi sai che andrà meglio, perché queste avventure sono dei pentoloni in ebollizione con tanta roba buona e sana dentro.
Che viaggio hai fatto quest’anno?
Quest’anno ho scelto l’Italia e ho percorso a piedi con zaino, sacco a pelo e tenda, l’Alta Via numero 1 delle Dolomiti italiane partendo con il piede destro dal lago di Braies (BZ) e arrivando col piede sinistro a La Bissa (BL), dal 31 luglio al 9 agosto. L’avventura l’ho chiamata ZERO2DOLOMITI: ZERO è il punto di partenza, è il punto rispettoso di osservazione, è il punto di coscienza, 2 sono i partecipanti, le anime, DOLOMITI sono la meraviglia. Da subito l’interesse per questo luogo, cercando di capire percorsi, dislivelli, terreni, meteo, animali selvaggi, insomma cercando di comprendere cosa mi sarei ritrovato a vivere lassù e quindi come mi sarei dovuto preparare ed equipaggiare.
Stavi pensando di fare questo viaggio da solo?
Ho sempre viaggiato da solo, una dimensione che mi piace e che mi permette di vivere un viaggio dentro me stesso, perché in fondo viaggi come questi non si fanno per vincere medaglie o per piantare bandierine. Ma quest’anno per ragioni di sicurezza ho deciso di farlo in due, consiglio condiviso anche dal CAI. In effetti basta una caviglia slogata in mezzo al nulla o in un sentiero poco battuto, per trasformare una semplice camminata solitaria in un incubo, se non in una tragedia. Alla fine ho coinvolto mia cugina Nada, donna tenace e coraggiosa oltre che grande camminatrice.
In merito ai viaggi, c’è stato un click ad un certo punto della tua vita?
Tutto è iniziato una decina d’anni fa con il Camino di Santiago di Compostela, il viaggio dei viaggi, una di quelle esperienze che ti scuote l’anima e ti eleva ulteriormente la percezione dei sensi, ti cambia le unità di misura dello spazio e del tempo, ti allontana dalla “vita di plastica” e, da certi punti di vista, ti fa sentire ancora più solo, ma più forte.
Ma tornando alle Dolomiti, come si organizza un viaggio di questo tipo?
Confesso che non ero mai stato per un periodo così lungo oltre i 2000 metri quindi anche per me il viaggio in quota rappresentava una novità. Oltre alla preparazione fisica, ho analizzato per bene i percorsi, i materiali, la preparazione fisica, l’iscrizione al CAI, un’assicurazione in caso d’incidente per quel tipo di zone remote e ho raccolto informazioni tecniche sull’uso di alcuni materiali e sul comportamento da tenere in un eventuale incontro con animali selvaggi.
Finalmente la partenza.
Il 31 luglio siamo partiti, il feeling con Nada era ottimo, non c’era nessuna forma di competizione ma solo stupore per ciò che incontravamo e malgrado la fatica e il meteo un po’ ballerino per tutto il viaggio, ce la siamo cavata egregiamente. Il gps Garmin ci ha guidato bene quasi ovunque, cose belle ne abbiamo viste talmente tante che abbiamo portato a casa circa 500 foto e 500 video che danno l’idea di quanto ricco di emozioni sia stato questo viaggio. Ci son state salite epiche, laghetti in quota impensabili, e poi ghiaioni e paesaggi lunari da togliere il fiato, boschi silenziosi e ruscelli impetuosi, incontri con animali e il gioiello dell’altopiano di Mondeval che mi ha proprio rubato l’anima, senza dimenticare Lagazuoi, Coldai, Forcella Averau, Forcella di Col Roan, Cantoi de Framont, Passo Duran, Forcella Barance… Siamo tornati a casa stanchi, sporchi e dimagriti, ma con una luce nuova negli occhi, nel cuore e nell’anima, molto più forti e contrastati di prima, e di questo ci sentiamo ricchi e fieri.
Come vi siete organizzati per mangiare e dormire?
Per mangiare, sopra ad una certa quota, puoi solo organizzarti con i rifugi o con le malghe, trovati o prenotati sul percorso. Avevamo anche delle riserve di barrette, mandorle e altri spuntini al sacco comprati nei rifugi stessi. Avevo sempre un piccolo thermos con del caffè caldo per gli sbalzi di temperatura. Per dormire avevamo prenotato alcuni rifugi mentre altre notti le abbiamo passate in tenda. E’ opportuno averla sempre con sé perchè in montagna il meteo o la stanchezza possono cambiare i piani di viaggio e quindi avere un back-up per la notte è molto consigliato.
Che strumentazioni usi per l’orientamento?
Dipende dal percorso. Ci sono viaggi ben segnalati tipo il Camino di Santiago dov’é impossibile sbagliare, ci sono poi territori dimenticati da Dio e dagli uomini come la verde Irlanda dove effettivamente maps di Google non basta e conviene dotarsi di strumenti gps professionali o mappe topografiche. Io ho deciso che volevo uno strumento molto potente, preciso ed affidabile e quindi ho investito in un prodotto professionale della Garmin che mi ha permesso di progettare meglio i viaggi e anche di godermelo di più, in sicurezza. Inoltre integra l’eventuale possibilità di chiamare i soccorsi via satellite.
Dal punti di vista fisico, a cosa poni sempre attenzione?
Corpo e mente devono stare bene durante tutto il tempo del viaggio. Impari a non farti prendere dall’ansia in caso di difficoltà perché è importante essere lucidi e con meno acciacchi possibili. Quindi per esempio l’abbigliamento deve essere ben gestito, il peso deve essere limato al grammo senza però far mancare nulla alle necessità del viaggio. Ma la parte del corpo che va maggiormente controllata e coccolata sono i piedi.
Ti sono capitate delle situazioni pericolose con animali selvaggi?
A dir la verità non mi sono mai sentito in pericolo anche incontrando animali selvaggi. Mi sono sempre informato prima su eventuali comportamenti da tenere e su che tipo di animali c’erano nelle zone che avrei attraversato. Però sulle Dolomiti mi preoccupavano di più le zecche perciò abbiamo sempre tenuto un abbigliamento a pantaloni lunghi e maglie con maniche lunghe.
Mi accenni a qualche altro viaggio intrapreso in questi anni?
L’anno scorso son stato in Irlanda nella zona sud-ovest; ho attraversato un territorio immenso e quasi disabitato, con contesti naturali molto diversi dai nostri, con mille sfumature di verde, poi tanta acqua ovunque, laghi, torbiere, poi enormi spazi dove incontravo quasi solo quadrupedi. E’ sicuramente stata un’esperienza bella ma difficile soprattutto per il clima, sempre piovoso, ma un viaggio che ho amato per l’intensità di queste lande desolate dove ero io con la natura e basta. Due anni fa invece ho percorso la via Francigena Toscana partendo da nord verso sud. Quei territori li avevo già girati in moto e macchina, ma a piedi ho visto cose e bellezze incredibili ed invisibili ai non-camminatori, un territorio dalle mille sfumature di giallo. Folgorato quando, arrivando dal bosco da nord, sono entrato a Vignoni Alto e, uscendo dalla porta di quello che rimane della fortezza posta sopra la collina, mi si è parata davanti tutta la Val d’Orcia, uno spettacolo da togliere il fiato.
Ci sono altri progetti legati al viaggio sulle Dolomiti?
A questo viaggio ho voluto legare un libro che uscirà a fine ottobre prossimo dal titolo “LA MARMOTTA BIANCA”. Sarà scritto con altre 3 persone del gruppo di scrittura del quale faccio parte “I GOMITOLI ROTOLANTI”. Ci siamo conosciuti in rete con la passione dello scrivere, Alessandra e Marina da Roma, Roberta da Milano e io da Treviso. Abbiamo già un libro in vendita su Amazon “LABIRINTO MEDITERRANEO” che ci sta dando buone soddisfazioni. A febbraio quando finalmente decisi di intraprendere il viaggio ne parlai con loro e insieme decidemmo che poteva essere una bella idea sfruttare questa mia esperienza per raccontarla in maniera originale e romanzata in un libro. Abbiamo quindi steso una bozza di storia e di libro, e quando mi son ritrovato in viaggio ho riempito passo dopo passo una chat condivisa di appunti, di luoghi ed emozioni, che sono diventati la base di partenza per raccontare e romanzare la storia.
di Cinzia Zanardo