PNRR SI, PNRR NO: LA BABELE INFINITA DEGLI APPALTI

Alessia Guidolin: sono poche le aziende che partecipano

Sul sito di Banca Progetto si legge che Appaltipnrr.it è il primo sito d’informazione sulle opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Un portale dedicato alle aziende per cogliere tutte le occasioni degli appalti che devono ridare slancio al Paese.

Un servizio completamente gratuito.
Per contro, sulla stampa nazionale, si leggono titoli preoccupanti: PNRR, 1200 gare deserte.
Con la norma sul 110% erano state create 20mila nuove aziende edilizie, di queste ben 7mila sono già fallite. PNRR, mancano operai nei cantieri e le materie prime costano il triplo.

Secondo la Banca dati nazionale dell’Autorità anticorruzione nell’ultimo anno sono salite a 1.274 le gare che sono andate deserte, o che non sono state aggiudicate per offerte irregolari oppure incongrue. Settecento solo negli ultimi cinque mesi, per un valore complessivo di 1 miliardo e 503 milioni di euro.

Alessia Guidolin, del Gruppo Guidolin Costruzioni di Castelfranco, di recente nominata consigliere di Confapi Treviso, ci aiuta a capire.

Le gare lanciate nell’ambito del PNRR per il settore edilizia sembrano trovare scarso interesse fra le aziende di costruzione. Può confermarci se, fra i suoi associati, c’è scarsa partecipazione ai bandi?

“Con Confapi Treviso ci stiamo confrontando circa le ragioni concrete per le quali ci sia scarso interesse a partecipare, per capirne le motivazioni ed intervenire.
Molte imprese spesso non hanno gli strumenti e le risorse per rimanere costantemente ed adeguatamente informate circa le gare e i bandi a disposizione; come Associazione datoriale, pertanto, stiamo lavorando al fine di comunicare e fornire tutte le informazioni necessarie circa le varie opportunità che progressivamente vengono messe a disposizione, dalla Pubblica Amministrazione e non solo.
Secondo i dati, molte gare d’appalto stanno andando deserte, oppure non vengono aggiudicate, a causa di offerte irregolari o incongrue. Le gare deserte, pertanto, sono sempre di più, e le imprese che partecipano ai bandi sono sempre di meno.
A livello nazionale, vi sono quasi 1000 milioni di euro di lavori pubblici che non hanno trovato imprese disposte ad eseguirli, neanche ai nuovi prezzi, aumentati di circa il 20%-30%, nemmeno con le procedure negoziate o gli affidamenti diretti. Oggi partecipano due o tre imprese, quando prima erano in venti. E di conseguenza pure i ribassi d’asta sono molto ridotti, se non inesistenti.
Tuttavia, persiste un grave problema legato alla carenza di manodopera, qualificata e non, da impiegare nei cantieri. Carenza che permane nonostante la leva di una formazione interna, messa a disposizione dall’azienda ai giovani, per inserirli”.

Quanto può contare l’innovazione di prodotto e di processo nelle aziende italiane del settore edilizio per trarre profitto dalle indicazioni europee in ambito di risparmio energetico?

“C’è da dire che l’Italia è particolarmente esposta ai cambiamenti climatici e, in particolare, all’aumento delle ondate di calore, siccità e, per contro, di improvvise “bombe d’acqua” e alluvioni.
L’Italia persegue ampio ricorso a strumenti che migliorino sicurezza energetica, tutela dell’ambiente e accessibilità dei costi dell’energia, contribuendo agli obiettivi europei in materia di energia e ambiente.
La crisi economica, tuttavia, ha comportato una crescita della spesa per il sostegno alle energie rinnovabili e il costo dell’energia, pagato dalle imprese, ne comporta uno spread positivo rispetto alla media europea. Ciò costituisce un ulteriore motivo per un approccio più attento ai costi della transizione energetica”.

Klimahouse 2023 ha messo in mostra le migliori soluzioni di risparmio energetico e materiali innovativi per le città del futuro. A che punto siamo in Italia sull’argomento?

“È un impegno che stimola grandi passi in avanti sul fronte dell’innovazione per nuovi prodotti e sistemi; l’Italia si sta impegnando fortemente in questo ambito.
La riqualificazione degli edifici esistenti è una tra le sfide più importanti che abbiamo nel nostro Paese. La vera partita è ripensare agli immobili in contesti più ampi; nel quartiere, nella città, fino alla zona metropolitana in cui sorgono.
Senza dimenticare gli impatti del cambiamento climatico; gli ultimi anni ci hanno messo di fronte a un aumento del caldo e alle forti precipitazioni che non può essere sottovalutato nei progetti di riqualificazione degli edifici esistenti, come nella realizzazione di nuovi progetti, in cui si deve garantire il giusto equilibrio tra rispetto ambientale e comfort abitativo”.

In che modo le aziende del settore ed i centri di ricerca, anche universitari, stanno collaborando su questi temi?

“Le imprese sono sensibili nel minimizzare l’impatto ambientale della propria attività: adottando pratiche di gestione ambientale, riducendo gli sprechi di energia e di risorse, promuovendo forme di produzione e di consumo sostenibili e l’adozione di tecnologie green.
Da questo punto di vista sono molti i bandi a sostegno della competitività delle imprese.
Per quanto riguarda i centri di ricerca, in Italia ne abbiamo molti; nella nostra realtà sono le Università, le quali stanno trattando e affrontano questo tema, coinvolgendo ricercatori professionisti a confrontarsi con gli studenti.
Presso l’università IUAV di Venezia, ad esempio, le aziende del territorio sono chiamate ad esporre i propri prodotti innovativi e sostenibili nell’ambito edilizio (es. serramenti, isolanti, ecc.).
Nelle classi degli Istituti Scolastici Superiori sono attivi corsi sulla sostenibilità ambientale e green, nei quali vengono insegnati agli alunni nuovi metodi di costruzione per le città di domani, con una visione marcatamente proiettata al futuro”.

di Sabrina Danieli Franceschini