«Con il decreto legge 212/2023 il Governo ha scelto di non dare risposte a imprese e cittadini sulle criticità del Superbonus 110%, ignorando le sollecitazioni della CNA a definire una exit strategy ordinata». Lo afferma Luca Frare, presidente di CNA territoriale di Treviso. Il decreto legge 212/2023, battezzato salva-spese, è in corso di conversione in legge (l’approdo in Aula è previsto per il prossimo 29 gennaio) e i margini per i ritocchi, pur strettissimi, ci sono. Giovedì 18 gennaio era l’ultimo giorno per poter presentare gli emendamenti: ne sono arrivati 130.
L’insoddisfazione degli artigiani è alta
L’insoddisfazione degli artigiani è alta. Sottolineano che la mancata proroga (circoscritta e limitata nel tempo) per portare a termine migliaia di cantieri rappresenta l’indifferenza o la sottovalutazione dell’esecutivo rispetto a una situazione complessa e complicata che nel tempo ha stratificato i problemi alimentati da una normativa priva di certezza e stabilità.
«Il persistente blocco delle cessioni, l’assenza di soluzioni per i crediti incagliati e la mancanza di una proroga per i condomini – spiega Frare – hanno gettato cittadini e imprese in un abisso, con la prospettiva molto concreta di assistere a un elevato contenzioso tra committenti e appaltatori di cui è difficile prevedere gli effetti».
Sulla base degli ultimi dati Enea, il rischio di contenziosi, a livello nazionale, riguarda 6 miliardi di euro di investimenti per la riqualificazione dei condomini, ammessi a detrazione ma senza più opzione di cessione del credito e con beneficio dal 110% al 70%.
Risposte incerte alle criticità del Superbonus 110%
«Anche la “misura di sostegno al reddito” introdotta dal decreto rappresenta l’ennesima chimera – rincara il presidente degli Artigiani -. La capacità di dare risposte alle criticità del Superbonus 110% è tutt’altro che certa, essendo subordinata all’emanazione di un ulteriore decreto e richiedendo una preventiva esposizione finanziaria da parte del condomino che alimenta incertezza e preoccupazione».
Da sottolineare, inoltre, che tale strumento di supporto, il fondo per compensare il differenziale tra il 110% e il 90%, si è rivelato da subito decisamente inefficace. La mancanza di chiarezza e garanzie nella operatività del fondo non fa altro che preparare il terreno per ulteriori tensioni e dispute all’interno della comunità condominiale.
«Le legittime aspettative di cittadini e imprese per concludere gli interventi di riqualificazione in modo ordinato sono state finora tradite confermando il profondo divario tra le reali esigenze del Paese e gli orientamenti della politica» conclude con amarezza Frare.
L’auspicio di CNA è che l’Aula accolga la richiesta di proroga avanzata dalle associazioni di categoria per consentire, appunto, un’exit strategy ordinata dal regime Superbonus senza penalizzazioni per chi – imprese e famiglia – sulla base di normative vigenti hanno iniziato l’iter di conversione energetica degli immobili.