DALILA TOLOMEO FINALISTA AL PREMIO DONNA DELL’ANNO 2023

“A chi mi disse vali un po’ meno di niente, risposi con le mie motivazione, tenacia, sacrificio ed impegno”

Dalila Tolomeo, nome di origine ebraica – la sinuosa- entra nella stanza sui tacchi alti. Si sveste e, come un rinato Luis Miguel Dominguin, rotea intorno alla sedia il cappotto scuro. Lancia sguardi divertiti sulle altre donne imprenditrici.
Risento, fra me e me, la Delilah di Freddie Mercury e penso che sì, è proprio lei “che mantiene l’innocenza” oltre il dolore della vita.
Dalila Tolomeo, oriunda argentina, è candidata al Premio Donna dell’Anno promosso dall’associazione Innovation Future School – la stessa della Creativity Week – giunto alla sesta edizione, il cui scopo è contribuire a dare visibilità agli sforzi e alla creatività di donne. Il premio conta sulla sponsorizzazione della Banca Terre Venete, sul patrocinio del Consigliere di Parità del Veneto, del Consigliere di Parità della Provincia di Treviso, della Provincia di Treviso, del Consigliere di Parità della Provincia di Vicenza, della Consulta Femminile di Treviso nonché di un esteso albo di partner istituzionali.
Sabato 10 Febbraio 2024 ore 10.30 nella sala eventi del Museo Civico di Bassano del Grappa si presenterà fra le finaliste del Premio Donna dell’anno 2023 ovvero tra coloro che avranno convinto la commissione scientifica e il voto popolare, per ricevere il premio da Banca delle Terre Veneto.
Dalila Tolomeo, nata in Argentina da genitori italiani, rientrati a Milano ai tempi delle sparizioni, madre di tre figli e sopravvissuta ad un divorzio cruento, è oggi socia dell’impresa P&T Consulting sas di Treviso, la terza società distributrice innovativa nel mondo del Free From e della Cosmetica Naturale. Nel 2022 ha creato il Marchio Folea, un brand di prodotti alimentari per intolleranti al lattosio e completamente gluten free.
Lei è finalista del Premio Donna dell’Anno: cosa significa per Lei questo traguardo?
“Mi sento onorata e felice dell’opportunità che l’iniziativa del concorso Premio Donna mi sta dando attraverso il tuo lavoro, consentendomi di poter dar voce allo scopo sociale che desidero realizzare.
Pertanto, per me significa: emozione, gioia, soddisfazione, rivalsa nella vita puntando sul fatto che, se ci impegniamo a trasformare dolore e fatica senza farci schiacciare e sopraffare dall’evento che stiamo vivendo e, talvolta, subendo, TUTTI noi possiamo raggiungere i nostri obiettivi, scoprendo le nostre potenzialità, capacità e punti di forza che generano: FORZA e DIGNITÀ, assolutamente necessari per risalire la china e diventare ancora più forti di prima. Desidero che passi il messaggio che, se si è vittime di una situazione, esiste pur sempre, una possibilità per uscirne e reagire, sentendosi AUTORI e conduttori della propria vita.”.
Che messaggio vuole consegnare alle donne che non sono in finale e a coloro che non avranno mai un premio per le loro esistenze?
“Vorrei dire a tutte le persone che si trovano ad affrontare situazioni particolarmente dolorose, difficili e faticose che le portano a vivere una condizione di fragilità e di abbandono, che, nella vita, non bisogna mai e poi mai abbandonarsi agli eventi.
Al contrario, occorre prenderli in mano, scomporli e ribaltarli a nostro favore. Per chi non dovesse riuscire a farlo in piena autonomia, consiglio vivamente di chiedere AIUTO ad altre persone o ad associazioni che sono nate proprio in supporto di chi sta attraversando delle difficoltà. Un altro punto che occorre costantemente perseguire è quello di credere incessantemente nel proprio sogno, con la consapevolezza che TUTTI siamo capaci, TUTTI siamo in grado di imparare, e che TUTTI abbiamo un’intelligenza tale che ci consente di raggiungere la vetta. Io ne sono l’esempio concreto.
Pensavo di non essere in grado di condurre, di dirigere, di amministrare e di governare dei ruoli. Invece, oggi, sono la titolare di una Società con un socio, 7 collaboratori diretti e 9 esterni.
Ci tengo a sottolinearlo poichè, a suo tempo, mi era stato detto che: “io non valevo nulla e che, nella vita, sarei finita sotto i ponti”. Al contrario, ho scoperto che TUTTI, e sottolineo ancora una volta TUTTI, possiamo imparare TUTTO, dal momento che abbiamo TUTTI dei talenti e delle potenzialità innati che aspettano semplicemente di essere “scovati” e messi in pratica e sfruttati al meglio.
Basta desiderarlo, applicandosi con motivazione, tenacia, sacrificio ed impegno. Bisogna rimanere fermi e decisi su CHI SIAMO dando ed aggiungendo valore alla nostra persona.”.
Perché ha sentito il bisogno di citare: “Spinta dalla dura esperienza di separazione dal marito” nella Sua breve presentazione di candidatura al Premio?”
“Premesso che sono stata candidata a mia insaputa dal mio compagno, nonché socio, siccome desidera fortemente e sinceramente che io abbia una rivincita dalla vita.
Il suo desiderio è stato mosso dall’aver visto quanto dolore io abbia dovuto passare con la separazione conflittuale, ma che, al contempo, io non abbia mai perso la lucidità né tantomeno la fermezza mentale di chi io fossi e della responsabilità di madre che avessi nell’accompagnare i miei figli nella loro crescita attraverso paure, sconforto, e distruzione del loro nucleo familiare e quindi, delle loro certezze. Il mio desiderio è quello di URLARE A GRANVOCE alle persone che si trovano ad affrontare una separazione conflittuale di NON lasciarsi impaurire da ciò che a loro sta accadendo, bensì di mantenere il focus che l’equilibrio dei loro figli è importantissimo.
Tutto questo avviene solo quando si capisce che al centro della separazione non è la lotta di chi è più bravo o più forte, mettendo all’angolo il genitore più debole, ma pensando al danno che andrà a creare ai propri figli.
Non si è più deboli se “qualcosa si concede”. Il punto è: rispettare la dignità di ogni individuo, pur prendendo strade diverse. Spesso si sente: “adesso le/gli tolgo tutto, adesso li affamo, ora le/gli faccio vedere io di cosa sono capace di fare”, dimenticandosi che questi comportamenti sono deleteri per i figli, perché le vere vittime sono proprio loro. Non bisogna mai permettere agli altri di gestire le nostre vite facendo passare che noi siamo più deboli e più fragili”.
Come nasce Folea, la sua azienda?
“Folea nasce per dar forza all’altra azienda P&T. P&T nasce per crearmi un lavoro dal momento che, non avendo nulla, ho accettato la “sfida” che mi è stata proposta di trasferirmi in Veneto per iniziare una collaborazione con una azienda storica del territorio, la Termal.
Dopo solo un anno, riesco ad entrare nella compagine societaria con il 20% delle quote.
Da qui nasce P&T anche con lo Statuto dedicato alla commercializzazione del food e a seguito di un evento accaduto ad Alessandro (in mio compagno n.d.r.) decidiamo di utilizzare la società dando vita a due anime: la cosmetica e il Food Free From, mondo da cui lui stesso proviene. Inizia così la nostra avventura e nel 2020 decidiamo di unire le nostre forze dando vita all’importazione e d alla distribuzione nel canale Pharma di alimenti per celiaci.
Non contenti, decidiamo di creare un nostro brand: Folea, con il desiderio di soddisfare quanto più possibile le esigenze dei consumatori affetti da intolleranze alimentari, ossia: senza glutine, senza lattosio, senza latte e derivati, senza uova e, per quanto possibile, senza zuccheri aggiunti, cercando di mantenere il gusto gradevole del prodotto.
Ad oggi, distribuiamo in tutto il territorio nazionale, sempre nel canale farmaceutico e negozi specializzati, nonché attraverso una piattaforma e-commerce.”.
Quali sono i Suoi prossimi traguardi?
“Il mio prossimo traguardo è quello di trasformare il mio dolore e le mie fatiche in un qualcosa che possa essere utile nel sociale, cercando di creare aiuti concreti a persone che vivono violenze fisiche e psicologiche, dando loro la possibilità di prendere in mano la loro vita attraverso fondazioni che forniscano loro tutti gli strumenti di supporto, di accoglienza e di aiuto nell’introduzione al mondo del lavoro. Ci tengo a ringraziare nuovamente per l’opportunità preziosa che il Premio Donna mi ha dato e mi sta dando, fornendomi la possibilità di conoscere persone che si dedicano al Sociale e, quindi, di dare comunque scopo e forma a ciò che desideravo si potesse realizzare.”.
di Sabrina Danieli Franceschini