A Vittorio Veneto, in via Meucci, si fa ricerca. Lo fa Maarmo srl per scaldare gli ambienti, con arredi di riciclo della lavorazione del marmo, resi ancora più belli dalla creatività di giovani designer e dall’applicazione dei decori più preziosi e curiosi, siano essi cristalli di Swarovski o bagni nel vino rosso. Fin dalla sua nascita nel 2017 ci pensa una nutrita compagine societaria che annovera friulani e trevigiani, fra quest’ultimi anche il trevigiano Giampaolo Pezzato.
Giampaolo Pezzato è mentore degli studenti a Ca’ Foscari, anche co-founder di Innovation Future School e di Treviso Creativity Week, nel cui ambito è stato pensato il Premio alla Donna dell’Anno.
Nel 2017 lei è tra i fondatori di Maarmo. Qual è la sua visione di materiali e servizi innovativi nell’industria delle costruzioni?
“La sfida per chi è impegnato nello sviluppo e produzione di qualsiasi tipo di componente, che sia una verga di acciaio o che sia un palazzo a 10 piani, è quella di garantire che la filiera produttiva sia
sostenibile, per l’intero contesto, non solo per l’ambiente. Non si tratta più di azzerare – ad esempio la carbon footprint – ma di creare contesti lavorativi sostenibili in cui al centro venga posto il benessere ed il rispetto dei collaboratori, sia interni che esterni. E MAARMO sta perseguendo questa sfida, realizzando sia un termo arredo di design, che ha un impatto zero sull’ambiente, sia creando un contesto lavorativo in cui ci sia spazio per far emergere le competenze e le attitudini di tutti i collaboratori. Da un punto di vista dello sviluppo di nuove soluzioni – sempre orientate alla sostenibilità- credo che ci siamo importanti opportunità se si ha il coraggio di uscire da una visione settoriale e provare a combinare ingredienti e prospettive. Ed in relazione a ciò, cito con piacere l’ultimo progetto di MAARMO che ha sviluppato un’analisi delle diverse tipologie di scarti produttivi generati nelle principali filiere produttive delle eccellenze locali; successivamente ha avviato un progetto sperimentale che intende combinare due importanti ed impattanti tipologie di materiale di scarto con l’intento di realizzare una nuova finitura dei propri termo arredi. Il progetto in particolare prevede di affinare i termo arredi tenendoli immersi, per un determinato periodo di tempo, negli scarti di lavorazione del vino rosso raccolto nelle diverse aziende vitivinicole del territorio; scarti disponibili in grande quantità a seguito della costante crescita della domanda del prodotto vinicolo made in NordEst. Ed ecco, dunque, finalmente i primi modelli di termo arredo ubriAAco, con cui scaldare e profumare le case in mondo naturale e con uno stile unico ed inconfondibile.”.
Treviso Creativity Week è uno spazio tempo di ricerca e proposte intergenerazionali. Qual è l’output dell’appena conclusa edizione 2023?
“Il principale risultato è dato dalla consapevolezza che per far crescere l’ecosistema imprenditoriale è sempre più importante trovare la modalità di far lavorare insieme le diverse generazioni: il contesto attuale infatti, visto da qualsiasi dimensione, esprime una forte complessità e tale complessità si governa attraverso la capacità di generare risposte articolate, in cui combinare visioni e competenze provenienti da settori e generazioni diverse. Anche nell’ultima edizione della Treviso Creativity Week abbiamo visto come le imprese consolidate si stiano mettendo in ascolto dei più giovani per capire e conoscere i nuovi linguaggi, così come al tempo stesso abbiamo registrato che da parte delle start up ci sia un progressivo incremento nella qualità dei progetti e nell’efficacia con cui si raccontano ai più grandi. In generale c’è la percezione di una voglia di scoprirsi e di conoscersi meglio tra generazioni, con un’apertura particolarmente significativa da parte delle imprese che sono sempre di impegnate ad aprire le porte alle scuole ed agli studenti.”.
In che misura le associazioni corporative e le istituzioni economiche sanno metabolizzare le proposte di Treviso Creativity Week?
“La Treviso Creativity Week ha sempre potuto contare su un forte sostegno delle istituzioni e delle associazioni perché queste ci vedono la possibilità di capire le possibili traiettorie di sviluppo del futuro prossimo nelle coraggiose progettualità delle start up ma anche nei concorsi di idee che vedono protagonisti gli studenti delle scuole superiori. Particolare attenzione riceviamo anche dalle locali amministrazioni che stanno affrontando un impegnativo e mandatorio percorso di ammodernamento, che richiede competenze e coraggio che solo i giovani possono apportare.”.
Il Premio Donna dell’Anno è, in qualche modo, figlio della Treviso Creativity Week. A suo parere, perché a Treviso, Donna fa rima con Creatività?
“A parte la questione del genere grammaticale, a Treviso come in altre realtà del territorio si sta affrontando con iniziative concrete la questione della parità di genere. La Marca Trevigiana è ricca di personalità femminili, nel contesto sia pubblico sia privato, che si stanno impegnando per raccontare il valore aggiunto che possono portare le donne ne diversi contesti grazie ad un “pacchetto” di soft skills che le caratterizza, in primis la Creatività. Le imprese del territorio guidate da donne dimostrano infatti una forte capacità all’innovazione ed un elevato grado di apertura al cambiamento; mi sento di declinare da un punto di vista operativo la Creatività applicata dalle donne proprio come una disponibilità ed un’apertura al cambiamento che in tanti colleghi uomini non sempre si trova.”.
Dal suo punto di vista, in quale stadio evolutivo si trova l’industria manifatturiera e familiare trevigiana?
“Più che stadio evolutivo delle imprese guarderei allo stadio evolutivo del mercato: per essere e restare competitivi il mercato, in qualsiasi settore, richiede alle imprese di essere flessibili, di essere innovative e di curare la propria narrazione d’impresa. Sono vincoli che rendono la gestione aziendale decisamente complicata e che vanno governati con un mix di competenze molto più ampio di un tempo. Vedo che le aziende del nostro territorio di stanno attrezzando, grazie anche alle opportunità ed al supporto garantito da istituzioni ed associazioni che educano e formano i nuovi manager, un supporto che passa anche dalle Università, in primis la Ca’ Foscari.”.
di Sabrina Danieli Franceschini