«Avevamo tutti gli occhi lucidi» confessa la prof. Silvia Grandi a conclusione della cerimonia al liceo Canova per la intitolazione dell’archivio e della biblioteca dell’istituto a Glori Cappello, la docente di storia e filosofia scomparsa tre anni fa.
Un evento lontano dalla consueta liturgia di applausi e discorsi maniera che, spesso, accompagnano simili manifestazioni.
E questo per la grande stima e affetto che Glori aveva raccolto attorno a sé durante gli anni di insegnamento nell’istituto classico.
Un meritato elogio, ricco di riconoscenza, va espresso alle professoresse Silvia Grandi, Monica Giacomin e Gigliola Rossini, amiche di Glori, che hanno promosso, sostenuto, incoraggiato e seguito l’iter burocratico del prestigioso riconoscimento.
A fare gli onori di casa della manifestazione la preside Mariarita Ventura insieme con la vice Carla Borghetto che hanno accolto i numerosi amici ed ex colleghi della prof. Cappello.
C’erano, tra gli altri, l’ex preside Adolfo Fabbio, il prof. Renato Pagotto, i docenti Luciana Piovesan, Mario Cutuli, alcuni ex allievi, mentre la prof. Maria Grazia Caenaro e il prof. Maurizio Baldin hanno inviato coinvolgenti missive scusandosi di non poter intervenire. Nel suo scritto la prof. Caenaro ne loda «la lucida intelligenza, l’acuto senso critico l’esempio, lo stimolo per lo studio e il desiderio di capire e approfondire. Avevamo anche progetti comuni sull’utopia, sull’antitesi anima/corpo, che non siamo riuscite a concretizzare, ma di cui rimangono abbozzi e materiali. Glori metteva entusiasmo in tutti i piani di lavoro. Purtroppo la sua competenza e la non comune capacità di indagine sono venute a mancare troppo presto»
Glori Cappello si era laureata ventiduenne all’università di Padova e aveva vinto la cattedra di storia e filosofia al classico Canova, sezione B, nel 1986 rimanendovi fino al 2009, anno della quiescenza. Oltre un ventennio di intensa attività didattica e di ricerca da cui sono nati importanti studi e lavori di ricerca apprezzati in numerose università italiane.
«Glori – ha sottolineato la preside Ventura presentando l’evento – ha profuso durante la sua presenza in istituto impegno e passione segnalandosi nella ricerca, nella metodologia e
riorganizzazione del nostro archivio. È sembrato, quindi, giusto dedicarle questo settore insieme con la biblioteca».
Sono molteplici i campi in cui Glori si era distinta. Prendendo le mosse dagli inizi universitari quando, dopo la laurea, aveva collaborato con l’istituto di storia della filosofia dello Studio patavino. Un decennio in cui ha approfondito soprattutto il pensiero filosofico rinascimentale.
«Ha lavorato anche con me – sono state le parole del professore emerito Gregorio Piaia – su autori come Lorenzo Valla, Nicolò Cusano, Margherita di Navarra. Aveva una notevolissima intelligenza e ha svolto ricerche di ottimo spessore ospitate in prestigiose rivista filosofiche. Con lei avevo un feeling che esulava dall’aspetto culturale perché entrambi abbiamo radici montanare, io agordine e lei della pedemontana. E questo ci ha legato anche dopo che aveva abbandonato l’università per seguire l’insegnamento alle superiori. Era una persona rigorosa nel suo lavoro di ricerca scientifica. E la testimonianza è evidente nella monumentale biografia di Luigi Stefanini che rappresenta un contributo determinante an-che nell’ambiente del pensiero italiano».
«Glori ha aperto con il suo lavoro – ha sottolineato la prof. Lucia Stefanutti, che le è succeduta nella presidenza della Fondazione Stefanini – nuove interpretazioni sul pensiero del filosofo trevigiano soprattutto in riferimento al pe-riodo del secondo dopoguerra.
Ha saputo esaltare in quello studio di novecento pagine il primato della persona in Stefanini».
Silvia Grandi, che con Glori ha realizzato il volume commemorativo dei duecento anni del liceo, ha lumeggiato la predisposizione alla ricerca anche in funzione didattica.
«Glori è stata un punto di riferimento per la sua autorevolezza anche nella elaborazione di percorsi metodologici e nel progetto per la catalogazione dell’archivio storico del nostro istituto. Una donna e docente che ha saputo raccogliere molta stima e un grande rispetto da parte di tutti, colleghi e allievi. Non possiamo, inoltre, dimenticare la sua curiosità intellettuale. Il riconoscimento che oggi la scuola le attribuisce è un atto doveroso».
Monica Bortoletto, laureata in legge, è una ex allieva della prof. Cappello. Il suo intervento ha letteralmente cavato le lacrime a lei, e non solo, ma ha fatto affiorare nella sala quel clima di commozione che turbinava pronto ad esplodere. La giovane ha dovuto interrompere anche il suo coinvolgente intervento prima di poter riprendere il discorso.
«Cara prof – ha continuato – lei ci manca. Sono qui a testimoniare la gratitudine di tutti gli ex allievi per la sua opera di educazione. Lei resta nel cuore di tutti noi, un esempio indimenticabile e ricorderemo la sua passione per l’insegnamento».
Cenni di convinta approvazione hanno seguito, anche con un lungo e scrosciante applauso, il breve ma denso elogio dell’ex allieva. E la commozione, ormai abbandonato ogni argine di contenimento, è dilagata anche quando è stata scoperta la targa commemorativa accanto alla foto attualmente in sala insegnanti. Una persona la Glori – i commenti sparpagliati amichevolmente nell’immancabile brindisi – inestimabile, che non negava mai un consiglio e un aiuto. Una considerazione professionale condita di affetto che, dopo la sua scomparsa, ha sorpreso più di qualcuno.
Era una persona schiva anche di apparire pur avendo titoli e meriti per salire sul palcoscenico mediatico culturale ben più di altri, non meritevolmente, più celebrati. Questa intitolazione resterà un punto fermo nella storia pluricentenaria del liceo Canova. Anche per coloro che non hanno potuto conoscere la indimenticabile prof.
di Giampaolo Zorzo