Si è conclusa con successo la Mostra d’arte solidale “In ascolto del canto della Terra”; un grande afflusso di visitatori e scolaresche, nonostante l’esposizione sia durata solo pochi giorni.
Chiediamo a don Paolo Magoga, organizzatore della mostra d’arte solidale e Presidente della Fondazione Opera Monte Grappa, di raccontarci come nasce l’idea di organizzare una mostra d’arte in un’area espositiva così atipica.
“Forse il titolo sta proprio su questa scommessa: una scommessa “brave” coraggiosa! Da alcuni
anni sono presidente di una scuola professionale e sebbene il pensiero comune sia quello di un
ambiente ad alto profilo pratico mi sono accorto che non è completamente vero”.
In che senso?
“La nostra scuola da più di mezzo secolo prepara giovani che nel giro di pochi anni entreranno nelle imprese o nelle botteghe degli artigiani di questo territorio. Ebbene artista ed artigiano hanno la stessa radice: arte!”.
Interessante questo accostamento
“Infatti, può sembrare fuori luogo, una rassegna di opere d’arte in un posto che odora di saldatura, limatura di ferro, olio di motore, ma non è così! Proprio in questa scuola – e lo sa bene chi ci è passato e chi ancora ci lavora – gli studenti di oggi saranno artigiani, un altro modo per dire artisti, di domani.
Il lavoro con il legno, con il ferro, con stoffe o polistirolo non è mai fatto in serie, mai senza metterci anima e corpo, sudore e fantasia. Il bello di questa scuola – motivo per cui le opere sono collocate all’interno dei laboratori – è di ricordare che le nostre mani non sono fatte solo per digitare su schermi o tastiere. Esse, come le mani di Dio, possono creare, impastare la materia, ed estrarne qualcosa di bello come fanno, appunto, gli artisti”.
E quindi nasce l’idea di una mostra d’arte?
“Si perché anche all’arte, come in tutte le realtà umane importanti, si deve essere introdotti, non si impara così, vi si entra aiutati, a piccoli passi, serve – appunto – una scuola. E così la scuola si apre ad altri “artigiani”. Uomini e donne che con le loro mani, come i nostri studenti e i loro
professori, prendono la materia e la plasmano per creare qualcosa di bello, qualcosa che hanno in mente, qualcosa che dice qualcosa di te”.
Questa è una mostra solidale, ci spieghi il progetto.
“Sì! Accanto alla competenza tecnica e professionale vogliamo introdurre i ragazzi anche alla cura per l’ambiente. Sappiamo bene quanto i cambiamenti climatici stiano mettendo a dura prova il nostro ecosistema. Per nostra fortuna la scuola ospita alle sue spalle una collina con un piccolo bosco. Grazie alla collaborazione degli alpini è stato ripristinato un antico sentiero”.
Una scuola vicino ad un bosco, abituati ormai alla cementificazione, sembra un mondo da favola.
“Sembra l’inizio di una favola eppure è proprio così. Questo dono di natura, che poche realtà scolastiche possono permettersi, ci ha fatto pensare che, oltre al ripristino del sentiero, si poteva raccontare e spiegare le piante e i fiori presenti in quell’angolo di paradiso”.
Un bosco didattico praticamente.
“Proprio così. Sono state preparate circa una trentina di legende che riportano tipologie di piante, di fiori e arbusti. Ogni pannello è provvisto di un QR code che spiega e approfondisce le specifiche della pianta indicata. Per i più piccini vi è un piccolo gnomo “Erasmo” che in quattro punti del sentiero indica ai bambini che ogni frutto della terra porta con se un dono, un valore e se possiamo vivere e proprio grazie ad essi”.
Credo di capire che l’avventura “Brave Art” continuerà.
“Si! Stiamo già organizzando la mostra per il prossimo anno, il tema sarà “Frutto della terra e del lavoro dell’uomo” e vedrà come ambiente espositivo la parte della Scuola che ospita le Officine Meccaniche”.
di Nicoletta Bortolozzo