Il documentario di Virginia Paganelli pluripremiato anche all’Edera Film Festival 2023
Il vocale del direttore mi segnala che una giovane trevigiana, Virginia Paganelli ha vinto il premio EDERA FILM FESTIVAL 2023 -Premio per la sezione Focus Nordest con l’opera prima Oltreoceano, un documentario che miete consensi popolari e di critica in ogni contest italiano.
Realizzato nel 2022 è stato proposto al ViaEmiliaDoc Festival di Bologna; al Festival Internazionale della Cinematografia Sociale “Tulipani di Seta Nera”, per arrivare in agosto 2023 a Treviso, all’Edera Film Festival patrocinato da Fondazione Benetton Studi e Ricerche.
Oltreoceano racconta di Elisabetta, giovane donna di talento che rinuncia alla sua terra per inseguire il sogno e l’ambizione in terre lontane, appunto Oltreoceano.
Di sottofondo Dente canta “La mia generazione è poco più di un’invenzione, La mia generazione non esiste, È solo un’invenzione è poco più di un nome, Ma ci fa stare bene E ci fa stare male”.
Antonio Stella nel suo L’Orda mi raccontava che dal 1876 al 1976, dal Veneto, Trentino, Friuli e la Venezia Giulia, negli anni del grande esodo partirono oltre il 34% di tutta l’emigrazione italiana ovvero 5.459.000 persone. In cento anni, sparì la popolazione attuale del Veneto.
Oggi come allora, l’Italia torna ad essere esportatrice di persone “Stare bene, stare male non ci importa più di tanto, Basta che ci sia qualcosa, Che ci faccia stare bene, O che ci faccia stare male”.
Recupero l’ultima edizione di Federdirigenti che cita Migrantes: nel biennio 2021 e 2022, l’emigrazione economica italiana si è ridotta, da 130mila a 80mila persone; il profilo degli italiani che si sono trasferiti all’estero è notevolmente cambiato: i giovani fino a 34 anni sono percentualmente cresciuti dal 37% al 61%, mentre sono diminuiti gli over 50 scesi dal 40% a meno del 15%. Negli ultimi due anni gli italiani all’estero sono in maggioranza giovani con meno di 34 anni (61%) e adulti fino a 49 anni (24%) per un totale dell’85%, maschi (54,7%), celibi e nubili (66,8%), provenienti dalla Lombardia (19%), Veneto (11,7%), Sicilia (9,3%), Emilia Romagna (8,3%), Piemonte (7,4%).
Una popolazione giovane che parte e non ritorna, spinta da un tasso di occupazione dei giovani in Italia tra i 15 e i 29 anni pari, nel 2020, al 29,8% lontano dagli altri paesi europei (46,1% nel 2020 per l’UE-27).
I giovani occupati al Nord sono il 37,8% rispetto al 30,6% del Centro e al 20,1% del Mezzogiorno. Al
divario territoriale si aggiunge quello di genere: se i ragazzi residenti al Nord risultano i più occupati con il 42,2%, le ragazze della stessa fascia di età, ma residenti nel Mezzogiorno, non superano il 14,7%. Il triplice rifiuto percepito dai giovani italiani – anagrafico, territoriale e di genere – li incentiva alla fuga all’estero, anche in periodo di pandemia, attratti da: retribuzioni, prospettive di carriera, contesto di fiducia e di stabilità, welfare, qualità della vita.
Stabilisco il contatto con Virginia Paganelli, anno 1994, antropologa, esperienze poliedriche internazionali.
Dove si può vedere il suo Oltreoceano?
“Il documentario Oltreoceano, da me diretto e girato nel 2022, non è ancora visionabile online. Sto valutando diverse piattaforme per renderlo visibile ad un pubblico più ampio rispetto a quello presente nelle sale dei festival in cui Oltreoceano è stato selezionato ed ha partecipato fino ad ora. Il primo tra questi è stato il ViaEmilia DocFest dove Oltreoceano ha vinto il Premio della Giuria Popolare. Questo riconoscimento per me è stato un inizio particolarmente significativo. Ottenere un tale riconoscimento mi ha dato la conferma, infatti, che parlare di (non)scelte difficili tra vita privata e vita lavorativa ossia di “cervelli in fuga” coinvolge e sta a cuore a molti italiani, non solo a chi parte ma anche a chi resta, chi si lascia”.
Com’è nata l’idea di documentare “i dolori della giovane ricercatrice italiana”?
“Sono un’antropologa di formazione e non avevo mai usato una videocamera fino a pochi anni fa ma la passione è nata all’istante. Mi sono perciò iscritta alla prima scuola di video partecipativo di Zalab e successivamente alla scuola di documentario etnografico di Fabio Gemo di Padova dopo la quale mi sono sentita pronta ad espormi con la mia prima opera. Ciò che mi ha sempre attratto è indagare tematiche di interesse sociale che raccontino, con uno sguardo soggettivo, realtà comuni a molte persone ed è quello che ho provato a fare con Oltreoceano. La mia realtà e quella di molte persone a me vicine e tormentata da questa scelta: partire o restare? Affetti o carriera? Ho percepito in Elisabetta il bisogno comune di essere ascoltati prima di giudicati, perché troppo spesso scelte difficili e cambi radicali di vita vengono narrati-presentati senza tenere conto della soggettività di chi le deve affrontare. Ho perciò deciso semplicemente di dare voce a una ricercatrice, una delle tante persone che si trova a dover fare questa scelta”.
Perché ha scelto di presentare la sua prima opera al Festival Tulipani di Seta Nera?
“Ho presentato Oltreoceano al festival Tulipani di Seta Nera, poiché Festival Internazionale della Cinematografia Sociale, durate il quale è stato così recensito: “Un documentario che tocca nel profondo con tanta semplicità, una regia calibrata; delicata e costante, che esalta la spontaneità della ricercatrice, la protagonista. E’ ben girato, spontaneo, talvolta crudele e dolce com’è la realtà dei giovani ricercatori (è loro il futuro, ci ripetono spesso). Sono sognatori con i piedi ben saldi, ma che qui trovano risicati spazi per realizzare i propri sogni. Oltreoceano si potrà, certamente. Fra amori da mantenere, professione da consolidare. E’ tutto un divenire di attese e mancate realizzazioni. Un film che davvero dovrebbero vedere, specie chi ha il potere di decidere il futuro dei giovani”.
Ho più recentemente partecipato all’Edera Film Festival, un festival organizzato proprio nella mia città, nonché città dove è stato in parte girato Oltreoceano: Treviso. È stata una grande soddisfazione per me vedere il mio documentario proiettato sugli schermi del cinema in cui vado da sempre, a cui sono molto affezionata. Ancor più grande la gioia dopo aver ricevuto il Premio della Giuria Tecnica “Per la capacità di mettere in scena con schiettezza e autenticità il paradigma di un’intera generazione costretta a espatriare per trovare la propria strada. È grazie alla sua protagonista, una giovane ricercatrice che si offre senza infingimenti e con un linguaggio diretto, che il documentario acquista spessore e verità, restituendo allo spettatore il tormento di chi ha paura di partire ma non è nelle condizioni di restare”.
Qual è il messaggio che lascia al suo pubblico?
“Elisabetta ha sofferto molto nel prendere la decisione di partire e andare un anno e mezzo oltreoceano, ma alla fine è felice, soddisfatta ed orgogliosa di se stessa. La vita a volte sorprende in meglio. Spero che il mio documentario abbia aiutato a far sentire meno sole molte persone che hanno vissuto o vivono la stessa situazione di Elisabetta, che le abbia fatte sentire ascoltate e comprese e non solo giudicate e sotto pressione. L’ ambizione è anche che questo cortometraggio possa far riflettere chi queste scelte le impone a molti ricercatori o comunque giudica con troppa semplicità certe tormentate decisioni”.
Cosa si aspetta dall’Italia?
“Ciò che mi aspetto, o meglio mi auguro, è di avere la possibilità di continuare a fare cinema del reale raccontando con i miei documentari storie del mio paese. Ho scelto di tornare e restare in Italia anche per questo, perché credo ci sia molto da dire qui. Di idee ne ho sempre molte, non sempre è facile realizzarle. Ma sono fiduciosa si apriranno molte porte per filmare tante realtà del territorio”.
Dente continua di sottofondo “E io qui con te, In braccio al mattino, Io qui con te, Che dormo come un bambino”.
di Sabrina Danieli Franceschini