Alessandro Botter, una vita nel mondo del vino. Ha da poco compiuto 50 anni, questo importante traguardo è coinciso con un cambiamento radicale della sua vita professionale.
Si, i 50 anni per me hanno sempre rappresentato un momento ambivalente di raccolta del passato e di sfida verso il futuro e così è stato. Ho deciso, nel rispetto degli accordi con i nuovi soci, di lasciare il mio ruolo da manager nell’azienda vinicola Botter, per dedicarmi a nuove sfide manufatturiere ispirate alla natura. Il mio mantra è FACCIO COSE E VEDO PERSONE e più che mantra è diventato il viatico proprio per tutte queste nuove realtà.
Quali ricordi si porterà dietro della azienda di famiglia fondata nel 1928?
Non sono solo ricordi, sono parte di quello che sono oggi: i racconti dei miei genitori che descrivevano i sacrifici e la laboriosità dei miei nonni, mio padre che mi ha suggerito di essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarmene, i nostri collaboratori (dall’addetta alle pulizie che sapeva esattamente rimettere in ordine la mia scrivania) all’operaio in cantina in attesa della mia battuta quotidiana, dalla segretaria reticente che non voleva passarmi la telefonata di qualcuno che sapeva non godere delle mie simpatie, agli enologi e alle degustazioni fatte con professionalità e divertimento. Ricordo tutto, dal momento in cui ho cominciato con gli stages in azienda da adolescente, durante i quali ci si aspettava che mettessi a frutto gli insegnamenti della Scuola Enologica e invece facevo confusione, tanta da dover far intervenire qualcuno, dal passaggio delle consegne da mio padre al mio subentro ufficiale a tutte le cene con i fornitori fino ad arrivare a circa 250 serate culinarie-enologiche, cariche di rispetto per la vite, per il nostro lavoro per i nostri rapporti.
Ha inaugurato da poco la nuova sede delle sue attività, un hub avveniristico e bellissimo a Fossalta di Piave. Che tipo di eventi ospiterà Orange Ale Factory?
Orange Ale Factory la nuova sede inaugurata il 23 giugno, giorno del mio 50 compleanno, giorno in cui ho chiamato tutti coloro che hanno lasciato il segno in questo mio mezzo secolo di vita. Orangeale è la nuova casa ove io e mia moglie seguiremo i nuovi progetti e daremo il benvenuto a tutti gli amici e/o a tutti coloro che intendano condividere un percorso; al nostro fianco professionisti storici e giovani e nuovi collaboratori con la voglia di FARE COSE E VEDERE PERSONE.
Rimane intatto il suo amore per il mondo del vino?
Il vino è stato la mia vita, lo è e lo sarà e non sono di certo dei cambi azionari a modificare il mio essere; semplicemente questa parte della mia vita verrà messa a frutto in altri modi e il mio amore
verrà dirottato in realtà associative e territoriali come la partecipazione attiva nel cda del Consorzio del Prosecco DOC, ove spero di poter continuare a mettere a disposizione la mia competenza a questa denominazione che molto ha dato e molto darà, come ho fatto in questi anni.
In azienda lavorava al fianco di sua sorella Annalisa e di suo cugino Luca. Un trio di famiglia solidissimo che ha portato la Botter a risultati incredibili. Continuerete a collaborare professionalmente o anche loro esploreranno nuove avventure?
Le ricordo che siamo una 3 generazione con una convivenza di 2 e quindi ho collaborato anche con i miei zii e mio padre. Con Annalisa e Luca continueremo il percorso nel mondo del vino dato che che siamo ad oggi titolari del 40% di Argea, e la nostra complicità sarà impegnata, speriamo con lo stesso successo, anche ad altre attività non legate al contesto vinicolo.
Quali sono le passioni di Alessandro Botter?
La prima passione che ha contribuito a farmi diventare Alessandro sono le donne: mia madre, mia moglie e le mie figlie, sempre al mio fianco; mia madre che è sempre stata in silenzio perdonando la mia latitanza, mia moglie e le mie figlie che incarnano amore e passione che provo. Si dice “Donne e motori” e infatti la seconda passione sono decisamente le auto alle quali dedico tempo e anche denaro; mi piace semplicemente guardarle, mi piace sentire il rombo del motore e scoprire le loro origini; non certo per ultimo c’è il calcio, giocato, “tifato” e amministrato; quello giocato, da piccolo, ahimè con scarsi risultati, quello tifato, per quel che resta della mia Juventus, e quello amministrato considerati i ruoli rivestiti in società calcistiche dilettantistiche, ruoli che mi hanno coinvolto per più di dieci anni alternando momenti di gioia e ambizione, a delusioni e desiderio di riscatto.
La sua famiglia è di Fossalta di Piave, ma lei abita da anni a Treviso. Cosa le piace di Treviso?
In realtà a Fossalta di Piave ho vissuto circa 14 anni; Treviso semplicemente mi piace; una cittadina a misura d’uomo, pulita, efficiente, dove ancora incontro l’anziano che mi fa un sorriso, dove ancora conosco il vicino di casa, dove trovo il calzolaio, il droghiere, il panettiere, l’artigiano, così come la catena di abbigliamento, il supermercato; la cittadina che per storia e cultura non teme rivali e mi consente di respirare il passato dei miei avi con rispetto e guarda al futuro con iniziative di ogni genere. “Treviso città d’acque” diceva un vecchio volantino “ove il Sile e il Cagnan si accompagnan” recitava Dante e “ove un buon bicchiere di Prosecco e una mozzarella in carrozza” rallegrano anche il più triste quotidiano, lo affermo io.
di Andrea Vidotti