Non è difficile vedere aziende in grade salute economica subire passivamente il cambio generazione e molte volte, per sopperire a questo, si affidano ai manager che, per quanto bravi siano, non mettono mai in campo la passione come fossero di famiglia.
Non è il caso di Serena Wines 1881 che quando il toterm Giorgio, ha deciso di allentare il suo impegno in azienda pur essendo sempre presente, il testimone è passato nelle mani del figlio Luca e l’azienda non solo non ha accusato flessioni, anzi, il suo fattura è cresciuto grazie a nuove idee che si sono dimostrate vincenti.
La Serena è una azienda leader nel settore del vino e i suoi numeri sono da capogiro: 100 dipendenti, 27 milioni di bottiglie da 0,75, 170 ettolitri di vino in fusto e questo è valso il superamento della soglia dei 100 milioni di fatturato e i suoi vigneti si trovano a Villa Arfanta, Conegliano e a S. Pietro di Feletto.
Quanti tipi di vino avete messo in commercio?
“Siamo sui 25 tipi di vino -dice Luca Serena-, 43 anni laureato in Economia e Commercio a Venezia e ora Amministratore Delegato della Serena– e tra questi ci sono 10 tipi differenti di prosecco che rimane il nostro pezzo forte”.
A livello geografico dove siete forti?
“Continuiamo a crescere in quasi tutti i paesi europei ma soprattutto Germania, Francia e paesi dell’Est fatta eccezione per Serbia e Bulgaria dove c’è un mercato difficile. Praticamente il nostro fatturato si distribuisce in 55% estero e 45% Italia”.
Mi parlava di numeri importanti come vino sfuso. E’ un luogo comune dire che si tratta di vino di bassa qualità?
“Non è più così anche se viene usato da bar di medio livello e nei locali di moda per preparare gli spritz o cocktail perché il costo è inferiore rispetto al vino in bottiglia e quindi c’è maggior guadagno. Parliamo di vini frizzanti”.
Quali sono i vostri progetti futuri?
“Consolidare il nome e il marchio Ville d’Arfanta che si trova ad Arfanta di Tarzo, che consideriamo un palcoscenico unico nel cuore delle colline di Conegliano e Valdobbiadene dove offriamo 4 tour, varie degustazioni e 4 stanze con vedute fantastiche. E’ una casa di famiglia perché noi siamo legati al territorio e da poco tempo abbiamo deciso di aprire le porte per far vivere esperienze uniche.
Ci parli del vostro champagne …
La nostra proprietà è stata venduta recentemente ma abbiamo mantenuto il marchio. Si tratta di un castello con 17 camere e un grande vigneto”.
Qual è il vostro motto?
“Il motore di tutto è l’audacia e infatti un nostro vino porta questo nome. L’audacia, mista a umiltà, serve nella vita per raggiungere certi obiettivi senza questa e senza ambizioni non si va da nessuna parte”.
Qual è il ruolo del papà?
“Stiamo facendo passi da gigante soprattutto quando nel 2019 Giorgio ha rilevato le quote di suo fratello che aveva deciso di uscire dall’azienda. Mio padre ha un ruolo fondamentale perché continua ad acquistare il vino senza dimenticare che è vice presidente del Consorzio DOC dal 2009 e la sua forza, e quella che mi ha insegnato è l’integrità morale e professionale”.
Come azienda siete molto vicino allo sport, ce ne può parlare?
“Siamo all’interno del Consorzio del basket, del calcio Treviso, Triestina, Cesena e sulle maglie dell’Hockey Cortina freschi vincitori dello scudetto”.
Non ha nominato il tennis…
“Vivrei nella terra rossa. Per due anni sono stato numero 1 al mondo Over 35 ora sono 10 tra gli over 40. Con la Maglia della nazionale sono stato tre volte campione del mondo, campione Europeo con il tennis club S. Vendemiano”.
di Giampaolo Zorzo