Restauriamo la casa del filosofo Stefanini per fare un centro culturale cittadino

L’appello della Fondazione per utilizzare lo stabile in via Riccati

Chi passa per via Riccati noterà tra il civico 13-17 un edificio in stato di abbandono. Qui nel 1891 era nato Luigi Stefanini. Un nome ben conosciuto a Treviso se non altro perché il Comune gli ha dedicato una scuola media e una via. Inoltre alla sua memoria è attiva, sempre nel capoluogo, una Fondazione che recentemente, in una conferenza stampa, ha sollecitato l’opinione pubblica al restauro e riutilizzo di quell’immobile che potrebbe diventare un centro culturale a disposizione dei trevigiani. Ma non tutti i trevigiani conoscono le benemerenze del filosofo che, dopo la laurea, ha vissuto a Padova dove ha sviluppato la sua carriera ed elaborato il suo pensiero nell’ambito del Personalismo.

La figura di Luigi Stefanini ha cominciato a diventare nota in città e nella Marca anche ai non addetti ai lavori quando nel 1996 nacque la Fondazione a lui dedicata che aveva come centro motore la sua biblioteca. Ma quale fu l’importanza di Stefanini in ambito culturale non soltanto nella nostra provincia? Il giovane Luigi entrò ben presto nell’associazionismo cattolico attivo negli anni che hanno preceduto il primo conflitto europeo, cui anch’egli prese parte. Subito dopo si impegnò come consigliere comunale e provinciale nelle file del Partito popolare. Chiusa questa breve parentesi dedicò tutta la sua attenzione allo studio della filosofia trasferendosi a Padova dove insegnò al Tito Livio prima di ottenere una cattedra all’università.

Comincia così la sua attenzione prima all’opera di Platone, poi alla filosofia cristiano medievale con S. Agostino e S. Bonaventura. Da questi studi viene formandosi in lui il concetto di Persona, elemento fondamentale della società in contrapposizione alle filosofie “totalitarie” di quegli anni in cui l’individuo perdeva la sua personalità in funzione dello Stato o del partito. Stefanini rivendica la dignità di ciascun individuo e della sua libertà che non deve essere sacrificata a enti che annullino la persona. Dallo studio di Platone deduce una filosofia intesa come eros che sa scoprire la verità e, inoltre, come scepsi, cioè dubbio, che mette in discussione anche i risultati raggiunti. In progresso di tempo il suo interesse si è indirizzato anche al pensiero moderno di Cartesio, Gioberti, Blondel fino all’esistenzialismo di Heiddeger. Pur essendo convinto cattolico (ma non mancarono differenze di vedute con la Curia trevigiana allora retta dal frate Giacinto Longhin) tenne sempre distinti i due campi di fede e ragione, perché – sosteneva – il filosofo non può parlare per fede, ma sulla fede senza che la scienza dissolva la fede o la fede impedisca di riflettere e comprendere.

Il filosofo trevigiano ha saputo farsi apprezzare anche come pedagogista attraverso la sua produzione di manuali di studio e mediante il dialogo tra docente e discente. Nel secondo dopoguerra Stefanini si è dedicato ad iniziative culturali che hanno avuto, e hanno ancora, un ruolo di assoluto rilievo come il Centro di studi filosofici di Gallarate, la “Rivista di estetica” e il Congresso mondiale di filosofia del 1958, cui non potè partecipare per la morte che lo aveva colto nel 1956.

In questi ultimi anni l’opera più importante sulla personalità di questo pensatore è la imponente biografia (novecento pagine) redatta da Glori Cappello, ex docente al liceo Canova, cui l’istituto cittadino ha dedicato l’archivio e la biblioteca scolastici. Nel volume “Luigi Stefanini. Dalle opere e dal carteggio del suo archivio” (Europrint) la bravissima studiosa rivaluta il pensiero del filosofo trevigiano collocandolo tra le maggiori figure europee del Personalismo. Ne esce uno Stefanini che con coraggio afferma la propria indipendenza dal clima culturale dominante negli anni Trenta e Quaranta.

L’iniziativa promossa dalla Fondazione trevigiana è degna di rilievo perché rivolta non soltanto al ristretto ambito di chi si occupa di filosofia, ma di tutti coloro che hanno a cuore la cultura. Uno stimolo anche per l’assessorato comunale per recuperare uno spazio che può tornare utile a tutta la città.

di Sante Rossetto