Com’era Treviso un secolo fa?
Quanta gente ci viveva?
Cosa faceva?
La risposta ce la offre un piccolo volume, edito dalla ditta Longhi-Zoppelli che riassume i contenuti del censimento realizzato nel 1921 dal Comune di Treviso. L’indagine capillare era stata avviata su tutto il territorio del Regno d’Italia per fotografare la situazione dopo la fine della Grande Guerra.
Anche Treviso si mette dunque al lavoro, dieci anni dopo la precedente indagine statistica, per poter valutare “conseguenze e problemi derivanti dalla guerra e per poter individuare le nuove esigenze per la sua ripresa”.
Il volume si intitola “Il censimento generale della popolazione e il censimento delle industrie” perché, oltre ai dati relativi alle persone fisiche, Treviso aveva voluto anche monitorare, per la prima volta, la situazione dell’industria locale. Ma come si presentava la città un secolo fa?
Superato lo scoglio della Prima Guerra Mondiale, Treviso stava cercando di ritornare alla normalità, curando le ferite della guerra, che apparivano ancora sugli edifici, come pure tra le famiglie, molte delle quali avevano registrato, al di là delle perdite dei propri cari in guerra, anche l’esodo di molti dei sopravvissuti verso altri luoghi alla ricerca di lavoro e fortuna, testimoniando un fenomeno migratorio che visse successive importanti “ondate” nei decenni a venire.
Nel 1921, Treviso si presenta composta dalle frazioni di: Città, S. Maria del Rovere, S. Ambrogio, S. Antonino, S. Lazzaro, S. Angelo, Canizzano S. Giuseppe, Santa Bona, S. Pelaio, Monigo, S. Angelo e Canizzano. Queste ultime due erano state accorpate alla città solo nel 1866. Prima formavano un Comune a parte.
Complessivamente, nelle varie frazioni, vivevano 49.803 abitanti, circa 8 mila in più rispetto al censimento del 1911, che ne registrava circa 41 mila. A livello numerico la città si collocava su un ordine di grandezza simile a città come Arezzo, Como, Forlì e Salerno, che avevano tutte una popolazione intorno ai 50 mila abitanti.
A livello di quartieri, si registrava un calo della popolazione complessiva all’interno delle mura cittadine rispetto ai quartieri più periferici. Le famiglie, oltre 8 mila, erano composte in media da 5 persone, ma vi erano anche nuclei che vantavano numeri da record: a Santa Bona vive una famiglia di 38 persone, a Fiera una di 41 e a S. Angelo si arriva a 43 persone nello stesso nucleo familiare.
Ma i tempi stavano cambiando e gli attenti compilatori nella loro relazione non mancano di sottolineare che “la civiltà odierna accresce il principio della personalità individuale e spinge i figli ad abbandonare presto la casa paterna, principio che viene maggiormente sentito nei centri ur-bani, dove anche la vita industriale e commerciale è più sminuzzata e facilita la disgregazione di famiglie per formarne altre meno numerose. Nelle campagne, invece, ove l’agricoltura ha il mag-gior sviluppo continua ad affermarsi il valore collettivo delle persone, tenendo fermi sotto una stessa autorità paterna numerosi componenti con vincoli di sangue, di dipendenza, di interessi”.
In questo quadro generale viene registrato anche il fondamentale ruolo delle parrocchie, a cui viene riconosciuto un compito non solo religioso, ma anche sociale importante in varie materie: “di stato civile, trasporto di cadaveri ed in parecchi casi in materia di pubblica assistenza”.
Rispetto ai precedenti censimenti, in questa occasione non vi sono domande esplicite sulla fede religiosa dei cittadini trevigiani, anche se viene sottolineato che le domande sull’appartenenza religiosa non erano da considerarsi di per sé prive di significato morale per le ricadute sociali e culturali che si riteneva avessero sulla citta giacche: “Lasciano segni sul carattere, determinano indirizzi di vita particolari”.
Andando a guardare com’era ripartita la popolazione, nel 1921 Treviso, nonostante le ferite della guerra, è popolata in maggior parte da uomini: sono 23.960 contro le 22.972 donne.
Esaminando la ripartizione per fasce di età, si hanno 13.511 abitanti di età inferiore ai 15 anni; 29.115 di età compresa tra 15 e 60 anni e 4.226 abitanti di età superiore ai 60 anni.
In quest’ultimo gruppo la prevalenza è femminile ed è giustificata già all’epoca dal maggior tasso di mortalità maschile sopra questa soglia di età e da un’età media delle donne più elevata.
Tra gli ultrasessantenni si conteggiavano solo 36 persone che avevano superato il 90^ anno di età.
Nella fascia centrale della popolazione i celibi erano il 26,5%, il 22% i coniugati, il 2,3 i vedovi, lo 0,13 coloro che risultavano separati legalmente.
Da notare che le vedove erano il 13% della popolazione, mentre i maschi vedovi solo il 4%. Solo le vedove di guerra, nel 1921, erano 300.
Il 1921 registra a Treviso anche la celebrazione di 454 matrimoni.
…continua nel
prossimo numero
di Antonella Stelitano