L’amico “Caio” Jannone mi dà un libro “2014-2019” dell’Associazione Eventi Artistici Treviso, che costituisce il riassunto delle attività culturali dell’Associazione con numerose mostre a Badoere e quattro, soltanto, a Ca’ Robegan, dove, in una foto per la mostra di Paolo Cigaia, mi sono ritrovato assieme a Dinetto. E ho rivisto il manifesto della mostra Pittori de “La Rossignona” avvenuta nel 2019 nella galleria comunale.
Ho però spulciato anche fra le tante cartelle nel mio studio per ritrovare appunti per la storia de “La Rossignona”, avendo notato alcune mancanze nel catalogo della mostra e soprattutto della prima mostra d’arte “La Rossignona” datata 13-21 aprile 1946 nella sala di palazzo Calzavara (ora Giacomelli) in piazza Garibaldi 13, presentata con uno scritto di Giovanni Comisso, il quale in calce accompagna anche una “nota su Antonio Benetton”. La stimata Associazione, nella bottega d’antiquariato di Enrico Brunello fa capo a Burbello con l’avv. Moro e Pedoia e con circa 150 soci e ha organizzato le mostre a palazzo Robegan sulla “Rossignona”, con qualche carenza e senza alcun accenno al gruppo iniziale di persone (artisti, poeti, architetti, scrittori, musici, cinefili), pittori in maggioranza. Faceva riferimento alla seconda esibizione di questo “Gruppo indipendente di lettere e arti”, allestita nella saletta degli artisti al primo piano del caffè “Sile” sotto il porticato della piazza civ.6 (ex Trecento, ora Soffioni) dal 30 ottobre al 9 novembre 1947 (dieci giorni soltanto!), anche con A.Gatto, E.Grassi, G.Zavan. Tuttavia i quadri in mostra hanno in gran parte una data posteriore.
Per inciso, avevo avvisato Enrico Brunello di essere in possesso di un Barbisan del 1937, un Nesi del 1944, un De Giorgis del 1945, un Valentina Pianca del 1945, oltre a un Gianni Ambrogio 1955, un Darzino del 1956, tutti acquistati da Toe.
Già nel 1938-’39 Giuseppe Basso (1919-1987) con alcuni amici, probabilmente Fregnan, Fontana l’architetto, il fratello Berardino, aveva studio in via Paris Bordone nel sottotetto della torre degli Oliva o dei Plotti al civ. 9.
Ma segnalo che Gino Borsato (1905-1971) aveva studio in via Paris Bordone all’ultimo piano della torre medievale, in un posto luminoso che dominava i tetti della vecchia Treviso. Sul catalogo dello stesso Basso è anche scritto che nel 1940 fu invitato a Roma, assieme a Valentina Pianca, a rappresentare la Provincia di Treviso per la G.I.L.
Ha nascita incerta “La Rossignona” come gruppo d’amicizia, ma data sicura.
C’è nella monografia “Giuseppe Basso” di Goldin una fotografia di un quadro dell’artista col titolo “Atelier sulla Rossignona”, 1939 olio su cartone cm.47×38 (poi donato all’amico Mantese col quale andava a dipingere sulle rive del Sile e talvolta a Col san Martino) sullo studio affittato con “alcuni altri amici”.
Nel 1940 si diplomò geometra e si iscrisse alla facoltà di Architettura di Venezia assieme a Giovanni Barbin e Roberto Fontana, dove era spesso, ma anche a visitare le gallerie veneziane. Nel novembre del 1941 partì per il servizio militare al corso ufficiali a Nocera e Nola, poi venne fatto prigioniero in Tunisia con lunga prigionia a Saida in Algeria fino a maggio del 1946.
A Treviso ritrovò il fratello Berardino, che gli aveva scritto di essere vivo e di essere ritornato da pochi mesi nello studio in via Paris Bordon “La Rossignona” con gli amici Rino Franco, Andrea Cason, Emilio Mantese, Fregnan, Del Corso e Mesirca. Con altri amici Giovanni Barbin, Franco Sandrini, Carlo De Roberto (in sedia a rotelle per un incidente a 15 anni) fondatore del Centro di “Comunità” e arguto critico, Ettore Luccini, Roberto Fontana, e Renato Nesi, Bruno (Caramel) Darzino, Renato Basso (che si chiamerà de Giorgis, in ricordo dell’amico Giorgio Zamberlan), ed ancora Giovanni Barbisan, Toni Benetton, Sandro Nardi, Carlo Conte, Renzo Biasion, Bepi Zavan, Erminio Grassi, Guglielmo (Memo) Gasparini scultore, Angelo Gatto, Franco Batacchi senior, Nando Coletti, Bruno Pasut, nacque il “Gruppo Indipendente Lettere e Arti”, a cui si avvicinarono anche Juti Ravenna, Andrea Zanzotto, Cesare Zorzi, Bepo Maffioli. Venne così organizzata nel mese di aprile 1946 una “Prima mostra d’arte” in riviera Regina Margherita.
Questa “Rossignona” mi frullava in testa perché in via Paris Bordon al civ. 9 abitava sulla torre il dott. Livio Zava (precursore del rugby trevigiano), palazzo di cui fui per un certo periodo amministratore. Era proprietario di un alloggio al 3° piano (al 1° c’era lo studio del notaio Marcati), con un sottotetto molto alto in pendenza ripieno di mille cianfrusaglie e da dove mi ha regalato un’anfora ritrovata nella laguna di Venezia ( che poi ho regalato all’amico Sartorato).
Dopo aver visto la collettiva di artisti de “La Rossignona” con opere posdatate, mi venne lo scrupolo di verificare i nominativi a me sconosciuti, come Attilio Tonion, Giovanni da S. (non ho tracce!), Franco Sandrini, Guglielmo Gasparini.
Neppure Luca Sperandio dell’Associazione Eventi ha rinvenuto il “fantomatico” catalogo, ma con mia gioia scoprii l’indirizzo dei figli di Sandrini (mancato nel 2007 e non visto in mostra), andando a trovare il figlio Fabio professore scolastico del “Besta” e la moglie dell’artista Ileana De Biasio, che mi hanno dato alcuni cataloghi e soprattutto copia dell’invito della “prima mostra d’arte”.
E questo, dopo la mostra di F. Sandrini ai Carraresi nel settembre del 2010, ed anche dopo aver riscontrato sul “mio” libercolo per Toe “In piazza, in galleria” che Franco Sandrini aveva esposto il 3.1.1959 alla galleria “La scaletta”.
E qui di seguito, trascrivo la prima metà della recensione di G. B. Scarpa: “Fra i pittori trevigiani Franco Sandrini si isola oggi in una maniera decisa e netta. La sua personalità è diventata inconfondibile ed è altrettanto vero che il suo stile non può essere imitato. Egli è pertanto solo dentro un cerchio insuperabile, come quello in cui si chiudono tutti coloro che vogliono dire una parola nuova e sanno che non potrà essere seguita. Sandrini possiede anche un’altra dote particolare, quella di essere nemico dell’enfasi, della pompa, della magniloquenza cromatica. La sua arte è impregnata di una originalità che molti pittori hanno cercato invano, abbandonandosi alle forme e alle tecniche più stravaganti, ecc”.
Franco Sandrini, questo sconosciuto e/o dimenticato, è stato da me ritrovato/visto/entusiasmato, e ho coscienza di farlo conoscere ai trevigiani con una doverosa mostra: prometto che farò il possibile!
Alla fine di questa storia de “La Rossignona” anni 1946-1948, devo esternare di non aver ritrovato alcuna nota che nel 1947 erano mancati in Treviso Sante Cancian e Gino Rossi ed a Milano Arturo Martini.
Chissà se erano “troppo” una leggenda artistica, da far dimenticare fra le righe un minimo accenno di quel anno. Avevo dieci anni, e ricordo papà che arrivato a casa disse: “Ze morto Sante Cancian”, forse perché avevamo in soggiorno quattro disegni del pittore.
E così sia.
di Giorgio Fantin